Relazione sulla Mostra
del
Centro Vocazionale Itinerante
,

Palermo, gennaio – aprile 1984;

dattiloscritto su carta “farmacia”, pp. 7, AGP, b. IV, fasc. 5.

Questa relazione traccia una sintesi dell’esperienza dal CVI nel 1983 tra i giovani delle scuole medie superiori, in conformità all’invito del Papa, rivolto a tutti i cristiani, di confrontarsi con la figura di Gesù Cristo. Proprio in tale ottica l’Arcivescovo Card. Salvatore Pappalardo indiceva le Missioni popolari con lo scopo di rendere attivo l’impegno di ogni cristiano sia nella dimensione personale sia in quella sociale. Con la mostra “Sì, ma verso dove?”, Padre Puglisi aveva voluto coinvolgere i giovani per avvicinarli alla figura di Gesù al fine di renderli consapevoli delle proprie capacità e dei propri «talenti», scoprire il vero senso della vita e rendersi disponibili nei confronti dei fratelli.
Segue una serie di testimonianze di visitatori della mostra.

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La Mostra del CVI a Palermo

Anno Santo straordinario della Redenzione: tutti i cristiani sono invitati dal Papa a riconfrontarsi con il progetto che Gesù Cristo ha sulla sua Chiesa: comunità di chiamati alla comunione, all’amore vissuto nel servizio, nella testimonianza.

L’Arcivescovo di Palermo Card. Salvatore Pappalardo indice le Missioni Popolari: ogni membro del popolo di Dio sarà così stimolato a riflettere sulla propria adesione a Cristo, sul proprio inserimento nella Chiesa, sul proprio impegno di cristiano nella vita privata e sociale. Vengono programmate diverse migliaia di centri di ascolto presso le famiglie di tutte le Parrocchie dell’Arcidiocesi; se ne istituiscono anche nelle fabbriche, negli uffici, nelle varie facoltà dell’università.

E per i giovani delle scuole medie superiori? Si pensa di offrir loro il servizio della Mostra “Sì, ma verso dove?” del CVI: l’annuncio che scaturisce attraverso i pannelli è in pieno accordo con i punti focali dell’annuncio delle Missioni Popolari: la vita acquista un senso pieno se è risposta a Dio, che chiama a rivivere l’esperienza di Gesù di Nazareth, facendo della propria vita un dono a servizio degli altri uomini e impegnando i propri talenti per costruire un mondo in cui regni la pace, la fraternità, l’amore.

L’8 gennaio ha inizio il cammino del CVI; quanti volti di giovani ho visto susseguirsi fino all’8 aprile. Volti inizialmente indifferenti, poi via via sempre più pensosi ed interessati ed infine, talvolta, persino commossi.

Gero (16 anni) dopo la visita dice: È stata un’esperienza meravigliosa. Dalle parole che ho ascoltato mi sono sentito rinascere. Voglio vivere e continuare la mia vita nel servizio e nell’amore verso gli altri, che avevo da prima, ma che la mostra mi ha rafforzato».

E Roberta (18 anni): «Ho aperto gli occhi su quella che è la realtà della mia esistenza. Vorrei pertanto, dopo questa riflessione, riuscire a scoprire qual è il cammino che Dio ha prescelto per me, vorrei tanto trovare il modo per arrivare ad instaurare con Lui un vero e proprio rapporto che mi aiuti a superare tutte le difficoltà».

Mattea (19 anni) aggiunge: «Pur avendo visitato la mostra per la terza volta essa non finisce di offrirmi un incentivo per la riflessione sulla mia vocazione, per tirare le somme, e per ricominciare con più forza e convinzione».

Vincenzo (16 anni): «La mostra ha saputo suscitare in me un interesse nuovo verso la scoperta di un nuovo mondo. Oggi io sono rinato; è da poco che credo, so che ho sbagliato, ma posso sempre rifarmi».

Roberto (18 anni): «In me ha risvegliato qualcosa che ho cercato di soffocare, certi interrogativi che io, essendo per me impossibile trovare una risposta, ho riposto in uno scrigno. Penso che tutti nella nostra vita viviamo un momento particolare, in cui non riusciamo a capire ciò che realmente siamo e perché viviamo, e tale momento può durare un’eternità. Credo che il messaggio cristiano sia la migliore risposta al perché della vita; io l’ho dapprima scartato, oggi mi propongo di riprenderlo in considerazione, sperando di trovare in esso quella luce che davvero mi illumini il cammino».

Eva (20 anni): «Capita molto raramente di affrontare tali problemi in maniera così chiara e allora ci si rende conto come spesso si viva forse preferendo evitare certi interrogativi, facendo finta di non sentire o di non sapere. L’impressione che ho avuto nel girare la mostra è stata in un primo tempo di scoraggiamento e di smarrimento ma successivamente ho sentito serenità perché ho preso coscienza che nell’affrontare ogni eventuale difficoltà sicuramente non sarò sola».

E un giovane di 21 anni che vuole conservare l’anonimato: «Ha riconfermato il mio ritorno verso Dio dopo otto anni di smarrimento totale e crisi esistenziale. Una strada ritrovata per caso, forse spinto da una volontà estranea che mi ha detto di venire per poter ricominciare».

Ma non solo i giovani, a che gli insegnanti e i presidi si sono sentiti interpellati e coinvolti.

La Prof. Collovà così si è espressa: «Alcuni pannelli con le relative didascalie mi hanno profondamente commossa e nel contempo hanno potenziato nel mio cuore il desiderio di vivere e ultimare il corso della mia vita secondo la Volontà di Dio. Questa mostra ha rinvigorito in me il desiderio di assolvere con maggiore impegno il ruolo, peraltro abbastanza complesso, di mamma e di docente».

E il Prof. Martorana: «In un’epoca in cui i valori si vanno distruggendo senza alcuna speranza di poterli recuperare, ai giovani e agli adulti non può che apportare conforto e stimolo a ben operare la riflessione e la meditazione sui temi proposti dalla mostra. Temi semplici, ma che mettono a punto il travaglio continuo di una umanità senza pace. Voglio augurarmi che questa mostra venga visitata dal più gran numero di persone possibile e che esse traggano motivo di riflettere e di operare in una dimensione più umana.

E il preside Misuraca: «Trovo interessante e stimolante l’iniziativa, perché guida ogni uomo verso il perché più profondo della vita».

Il Preside Raffaele così si esprime: «Si tratta di una iniziativa che senz’altro risponde ai bisogni emergenti nei giovani, e non solo nei giovani, di trovare una identità personale e sociale oltre che cristiana».

È giusto infine lasciar parlare almeno qualcuna di quelle persone (giovani, seminaristi, novizie, suore, religiosi, coppie di sposi…) che hanno fatto da guida ai visitatori, restando disponibili dalle ore 8,30 alle ore 14,00, e dalle 16,00 alle 19,00 talvolta senza attimi di riposo.

Anna Maria: «Ho fatto l’esperienza di chi perde la propria vita per ritrovarla infinitamente più ricca di doni: il dono della progressiva realizzazione del progetto che Dio ha su di me e una conseguente pace profonda, che ho sentito anche nei momenti di maggiore stanchezza. Ho visto spesso che presentando i pannelli attraverso esempi tratti dalla mia vita e dalla vita quotidiana, molti giovani sono stati colpiti e toccati nei loro problemi personali. Con alcuni di loro ho fatto l’esperienza di una profonda sintonia e simpatia; con quelli (pochi in verità) che hanno recepito meno il messaggio, ho fatto l’esperienza del servo inutile che lavora al di là dei risultati immediati».

Francesco: «Ancora una volta sono stato messo k.o.. Credevo di dover dare qualcosa e invece è stato Lui a darmi tantissimo; vince sempre Lui! L’esperienza con le équipes mi ha fatto vivere in una realtà che è quella della Chiesa, della nostra Chiesa concreta, non quella ideale, ma la chiesa dei cristiani che oggi viviamo questa esperienza. I visitatori poi sono stati una rivelazione: interessati o distratti, problematici o passivi o partecipi mi hanno fatto comprendere tante cose».

Anna e Davide: «l’esperienza della mostra ci ha aiutato a rianalizzare criticamente la scelta di vita e ha stimolato sempre meglio quelli che possono essere i legami tra fede e vita, tra preghiera e impegno nel mondo. Diciamo questo in quanto è, secondo noi, di somma importanza riportare nel vissuto quotidiano quanto abbiamo annunziato a noi stessi e agli altri».

Patrizia: «la mia esperienza è stata molto intensa a tutti i livelli; è stata una verifica continua, impegnativa, della mia vocazione, della mia posizione davanti a Dio, è stato come vivere per una settimana una esperienza forte di incontro con Lui che chiama. Gli altri membri dell’équipe hanno fatto parte viva di questi veri esercizi spirituali, li ho scoperti, ciascuno singolarmente, come parole vive di Dio, suoi regali per me, con la loro ricchezza, la loro vocazione. I visitatori altri regali per me dal Signore, regali da ricevere con amore, da amare e dai quali scoprire misteriosamente di essere amati. Il più di quello che ho sperimentato rimane nel segreto del cuore, forse mi sarà dato di raccontarlo poco per volta, attraverso la vita di ogni giorno».

Massimo: «Un fatto che mi ha molto meravigliato è stata l’attenzione prestata anche da parte di alcuni giovani che si professavano atei; credo che ciò stia a testimoniare la validità ed il successo della mostra».

Sr. Rosanna: «questa esperienza ha segnato una tappa molto importante del mio cammino spirituale, perché è stato uno dei momenti in cui ho dovuto superare certi miei limiti, come la timidezza e l’emotività; un’esperienza che ha alimentato in me la dimensione contemplativa con l’adorazione dell’eucaristia; un’esperienza che mi ha fatto riscoprire e maggiormente apprezzare la mia vocazione religiosa; un’esperienza che mi ha fatto vivere alti momenti di fraternità con l’équipe e mi ha fatto sentire dono per gli altri, annunziando ai visitatori il messaggio di Cristo e mostrando loro con la mia semplice presenza e con la mia gioia di vivere che la pienezza di ogni vocazione è Cristo».

E per finire la testimonianza del sig. Giovanni Torregrossa: «Nonostante gli anni (ho 70 anni) è stata per me un’esperienza nuova e travolgente; mi ha indicato valori nuovi e mi ha fatto riflettere sul concetto itinerante della nostra vita; il colloquio poi con i giovani, aperto e senza imposizioni mi ha fatto capire quanto validi siano i valori della mostra e quale significato essa assuma come indicazione di guida nelle scelte. La mostra si inserisce pienamente nel programma delle Missioni Popolari, volute dal nostro Arcivescovo, ed è validissimo supporto come colloquio e dialogo con i giovani».

Insomma, ancora una volta il Signore ha fatto sentire viva la sua presenza in mezzo a noi. Per questo la parola che spesso è affiorata sulle labbra dei visitatori e delle guide è stata: «Grazie». A chi? Innanzitutto, a Lui che non si stanca mai di venirci incontro con il suo infinito amore e, ancora, a coloro che hanno progettato e realizzato questa mostra, che pur nella sua semplicità e povertà, è uno strumento tanto efficace di annuncio della Parola.

Don Giuseppe Puglisi

Direttore C.D.V.

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