Relazione sul
Centro Diocesano Vocazioni
[1981]

ms. originale su carta velina, pp. 5, AGP, b. IV, fasc. 1.

Questo manoscritto traccia una sintesi dell’esperienza e delle attività svolte dal CDV dal momento della sua istituzione, ad opera di Mons. Francesco Pizzo, In un primo momento Padre Puglisi viene chiamato ad affiancare l’opera del Direttore e successivamente a dirigere in prima persona il CDV. In tale documento il servo di Dio traccia le linee programmatiche che il Consiglio del CDV, composto da religiosi e laici, intende raggiungere per l’anno successivo. Emergono con forza ed evidenza dallo scritto la volontà del servo di Dio di impegnarsi in prima persona nello svolgimento del ruolo a cui è stato chiamato, nonostante le difficoltà incontrate nel cammino intrapreso. Inoltre, si può scorgere una nota della personalità del servo di dio, il quale con semplicità riconosce i “limiti” del suo carattere e con umiltà manifesta la sua insoddisfazione per l’impegno prestato.

Comunicazione di esperienza:

Religiosi/e: partecipazione alla programmazione e realizzazione unitaria del C.D.V.

Fin dalla sua nascita il C.D.V. di Palermo fu concepito dal suo Direttore fondatore Mons. Francesco Pizzo come luogo unitario di collaborazione tra tutti gli animatori vocazionali oltre che centro di promozione di tutta la pastorale vocazionale della Diocesi.

A collaborare con lui, mente creativa e dinamica del Centro, vennero fin dall’inizio diversi religiosi/e insieme ad alcuni laici.

Per animare le varie parrocchie con settimane vocazionali furono formate varie équipes che prevedevano sempre la presenza di un presbitero diocesano, di una religiosa, di un religioso: è stata quella un’ottima esperienza di collaborazione e di affiatamento.

Quando nel 1979-80 sono stato chiamato prima ad affiancare il lavoro di Mons. Pizzo e poi a dirigere il C.D.V. ho sentito il bisogno (forse anche perché non posseggo la creatività vulcanica del mio predecessore) ho sentito il bisogno di una collaborazione sempre più vasta ed a tutti i livelli.

Intanto il Consiglio del Centro Diocesano Vocazioni si è andato arricchendo di nuove presenze qualificate di religiosi/e laici fino ad arrivare all’attuale composizione.

I membri del Consiglio sono 54 di cui

19        sono le religiose                     17 i laici

8           i religiosi                                5 i presbiteri diocesani

3          i membri di istituti secolari   2 i seminaristi

Come subito si può notare le religiose e i religiosi costituiscono insieme il 50% dei membri del Consiglio: essi sono già nel proprio ordine o istituto animatori vocazionali

Da due anni i membri del Consiglio eleggono l’ufficio del C.D.V.

Come tutti questi membri del Consiglio sono impegnati e coinvolti nella progettazione del programma del C.D.V.?

Alla fine di ogni anno a metà giugno il C.D.V. promuove un Convegno di verifica, studio e programmazione.

A livello di studio il Convegno del C.D.V. intende calare in Diocesi il tema del Convegno Nazionale per trarne i motivi di verifica del lavoro svolto e stimoli e indicazioni per l’animazione vocazionale.

Nel Convegno, dopo le relazioni, il momento più importante è costituito dai gruppi di studio, nei quali ciascuno può liberamente esprimere le sue idee, fare la propria analisi critica dell’attività condotta da tutto il Consiglio, avanzare le proprie proposte per una migliore conduzione del lavoro ad intra e ad extra del C.D.V..

Tutto questo in clima di fiducia reciproca, di affiatamento crescente tra i membri che poi sfocia praticamente in un impegno sempre maggiore sia personale che comunitario.

Le proposte presentate dai vari gruppi vengono discusse e vagliate in seduta plenaria dal Consiglio il quale stila un programma di massima per l’anno successivo. In questa fase quel 50% di religiose e religiosi ha ovviamente il suo peso. L’Ufficio, in seno al quale sono rappresentate tutte le categorie vocazionali presenti nel Consiglio (il religioso e la religiosa vi sono eletti in seguito a indicazione del Cism e dell’Usmi diocesane), opererà poi le scelte prioritarie e indicherà le scadenze da rispettare per l’attuazione del programma.

L’Ufficio, anch’esso luogo di collaborazione vera e profonda, nella sua riunione mensile studia, discute e prepara l’ordine del giorno delle sedute del Consiglio, le quali progressivamente vanno diventando a conduzione collegiale: la responsabilità della presentazione e della conduzione dei vari punti dell’o.d.g. è affidata ai singoli membri dell’Ufficio.

Essi si assumono anche il compito di stimolo e di guida del resto del Consiglio per la realizzazione del programma concordato. In proposito il Consiglio ha deliberato di dividersi in gruppi secondo il Vicariato di residenza: ogni gruppo di vicariato dovrebbe essere animato da un membro dell’Ufficio, sarebbe responsabile della pastorale vocazionale nel Vicariato, dovrebbe tenere il collegamento col rispettivo Vicario Episcopale; ho usato il condizionale perché è questo uno degli scogli che abbiamo incontrato e che ancora non abbiamo superato.

Di difficoltà nel cammino ovviamente ce ne sono e sono di facile intuizione. Il quadro che ho presentato può sembrare troppo ottimista: è il rischio che si corre quando di una esperienza si voglia fare una rapida sintesi (c’è incorso anche S. Luca negli Atti) ma anche noi abbiamo avuto i nostri momenti di stasi, di calo dell’impegno.

A questo scopo abbiamo stabilito nel nostro ultimo convegno due giornate (una vicina al Natale l’altra vicina a Pasqua) di verifica e di rilancio del Programma.

Vorrei adesso velocemente indicare alcune attività programmate insieme per la cui realizzazione ci siamo trovati insieme:

  1. Sensibilizzazione delle Parrocchie in ordine alla pastorale vocazionale, specialmente in prossimità del Mese Vocazionale e della G.M.P.V.
  2. Corso per Animatori Vocazionali
  3. C.V.I.
  4. Campi scuola vocazionali.
  5. Cammino di preghiera


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