Gruppo di relazioni tratte dal campo: “Signore, insegnaci a pregare”
trascrizione da cassetta audio fonica, AGP, b. VII, fasc. n.41

CAMPO VOCAZIONALE

“SIGNORE, INSEGNACI A PREGARE”

  • Come pregava Gesù
  • Condivisione e perdono

1 – COME PREGAVA GESU

Lunedì 4 luglio 1988

La preghiera sgorga da questa considerazione, sentirsi amati da Dio; la preghiera vera è dialogo di amicizia, colloquio a tu per tu con Dio che è Padre-Amico, dialogo interpersonale tra amici; cosa nasce dalla scoperta di essere oggetto dell’Amore infinito di Dio, di essere cioè termine di questo Amore infinito di un Dio che fin dall’eternità ci ama.

Se noi in questi giorni avremo come argomento di riflessione il “Padre Nostro”, è proprio per meglio capire qual è il senso della preghiera per entrare in un colloquio e in un dialogo più profondo, e insieme più vero con Dio Padre, Dio Figlio, e con Dio Spirito Santo.

Dio è Trinità; Amore e Trinità. È per questo che è Amore perché è Trinità, e l’Amore circola dunque all’interno di Dio stesso, tra le tre Persone divine, che si amano vicendevolmente. Quest’amore trinitario è tanto grande da fare di queste tre Persone un solo Essere, un solo Dio. L’Amore Trinitario, poi, trabocca in Dio, si espande in tutto il creato, e si dirige all’uomo, che può essere un’altra persona in grado di entrare nel dialogo dell’Amore Trinitario.

La preghiera dunque dà senso alla vita dell’uomo, perché rende viva l’Amicizia con Dio, e fa diventare la persona più simile a Dio.

Il Dio dell’Amore ci rende capaci di esprimere la nostra forza d’Amore che è riposta in noi; la riflessione sulla preghiera è molto importante per una vera crescita spirituale, per una crescita di uomini veri, di esseri che vivono una doppia dimensione: dimensione orizzontale e dimensione verticale. Dimensione verticale che si rivolge al Padre celeste, dimensione orizzontale che in certo senso discende dal Padre e ci fa fratelli l’uno dell’altro, essendo resi figli di un solo Padre. Occorre però volgere il nostro sguardo su Cristo, l’uomo Dio, che in sé stesso ha realizzato pienamente il disegno del Padre, che diventa dunque uomo normativo per tutti i credenti, e non solo, ad esempio il filosofo Marxista E. Brucke dice: “Cristo è un uomo normativo, al quale possono fare riferimento tutti gli uomini di tutti i tempi”.

Cristo Gesù è maestro per l’uomo perché in sé ha vissuto ciò che insegnava, dandoci dei modelli di comportamento nel rapporto con Dio.

Gli apostoli colgono quest’atteggiamento di Cristo-Maestro, “Signore, insegnaci a pregare”(Lc 11,1), dicono infatti a Gesù dopo che lo hanno visto pregare; e Gesù insegna l pregare Dio dicendo: “Padre Nostro”.

Gesù aveva insegnato con i fatti, e la sua preghiera diviene emblematica, esemplare, diventa norma di preghiera per ogni cristiano; essa contiene tutto il messaggio cristiano, esprime tutto quello che dobbiamo chiedere, tutto quello per cui dobbiamo lottare, tutto quello che dobbiamo realizzare nella nostra vita con l’aiuto della grazia di Dio.

La preghiera è in un certo senso un rischio, perché chiedere una cosa significa prima di tutto apprezzarla e volerla chiedere. Se io chiedo a Dio: “aiutami ad essere capace del perdono”, significa allora che io voglio impegnarmi a fare tutto quello che è possibile da parte mia, ed ecco il rischio, se non ci riesco, se trovo difficoltà: “o Dio mio, mio Signore, aiutami tu”. Dio non si sostituisce dunque alle nostre facoltà, ma viene incontro alla nostra debolezza, al nostro limite; e questo perché rispetta la nostra personalità.

Gesù ha insegnato a pregare prima di tutto con il suo esempio; gli apostoli lo hanno visto pregare spesso. L’Evangelista Luca è quello che più si è interessato a questo aspetto del Cristo, del “Cristo orante”, riportando scrupolosamente tutti i momenti di orazione e alcune preghiere del Signore.

S. Luca, del Gesù orante ci dice quando pregava, come pregava, dove pregava, che cosa chiedeva.

In verità però l’intera vita di Gesù fu una preghiera, perché egli era in continua comunione con il Padre ed in continua relazione con Lui.

Gesù diceva infatti: “Io faccio sempre ciò che è gradito al Padre mio” e quindi continuamente Gesù si chiede: “ma questo piace al Padre mio?”

Gesù ama il Padre e quindi cerca di fare tutto ciò che può far gioire il Padre.

Tra il Figlio e il Padre c’è dunque un rapporto profondo di amicizia; Gesù sa che il Padre lo ama e infatti lo dice: “Il Padre mi ama” e da questo Amore e da questa certezza procede la vera orazione.

Quando prega Gesù? Preferisce avere momenti forti durante la notte quando scende il silenzio. Gesù cerca di appartarsi e parla con il Padre, per questo preferisce luoghi deserti come il Getsemani. Gesù pregava sempre, ma i discepoli hanno colto alcuni momenti; quando Gesù doveva compiere cose importanti per sé e per i discepoli si raccoglie in preghiera. Gesù era in preghiera quando si trasfigurò sul santo monte Tabor. Gesù pregò prima di scegliere i dodici, pregò prima che Pietro facesse la sua professione di fede; prega prima del Pater; al ritorno dei 72 discepoli.

Cosa dice Gesù quando prega? I vangeli ci riferiscono poche espressioni di Gesù perché la preghiera è un fatto intimo. A volte conduceva con sé alcuni intimi tra i discepoli e quindi qualcuno di essi avrà colto qualche espressione nelle sue labbra. Ritornando all’episodio del ritorno dei 72, Gesù esultando di gioia nel suo cuore pregò così rivolgendosi al Padre: “Ti benedico, o Padre, perché hai rivelato questo cose ai piccoli e le hai nascoste agli intelligenti ed ai sapienti” (Mt 11,25-26). Inoltre, ci è nota anche la preghiera al Getsemani: “Padre se è possibile passi da me questo calice senza che io lo beva, ma non la mia, ma la tua volontà sia fatta” (Lc 22,39-46). Per i suoi persecutori così prega: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Ci è nota pure la sua preghiera finale sulla croce con la quale conclude la preghiera della sua vita: “Padre nelle tue mani affido la mia vita” (Lc 23,46). E sulla croce avrà anche recitato il Salmo 22 del giusto perseguitato, che di fa capire che Gesù da ebreo pregava salmeggiando come la sua gente.

Abbiamo però anche una lunga preghiera di Gesù al capitolo XVII del Vangelo secondo Giovanni, nella quale Egli pregava per la sua glorificazione (Glorificazione nel linguaggio ebreo ha il senso di “riconoscimento della vera identità”). La preghiera, proseguendo, diventa poi preghiera per i discepoli, perché non si facciano vincere dal male che c’è nel mondo, ma siano portatori di bene, saldi nell’Amore, e nella Comunione. E ancora questa preghiera si conclude abbracciando tutta l’Umanità di ogni dove e ogni tempo: “Ti prego Padre per quelli che tramite loro (i discepoli) crederanno nel mio nome” (*).

Come pregava dunque Gesù Pregava con grande senso si confidenza verso il Padre, gli si rivolge infatti con quella parola aramaica tramandataci da Marco e Paolo, nelle sue epistole: “abbà”, papuccio mio.

La preghiera di Gesù è diventata preghiera con cui i cristiani si rivolgono al Padre usando la stessa tenerezza. Egli si rivolge al Padre con gratitudine e fiducia: “Ti ringrazio, perché so che qualunque cosa io ti chieda tu me la concedi”; si rivolge al Padre con spontaneità e gioia, tutto ciò che dice al Padre gli sgorga dal cuore, non c’è nulla di preparato.

Gesù si rivolge al Padre con obbedienza, (Ebrei 5,7-10), sa infatti che il Padre tutto quello che vuole da Lui lo vuole solo perché lo ama; dunque non è un’obbedienza servile, ma solo gioiosa e piena d’amore.

Gesù amava pregare avendo la natura innanzi a sé, sui monti soprattutto, nella solitudine; ma egli come la gente del suo tempo prega anche nelle sinagoghe e al tempio in Gerusalemme. Fin da bambino dodicenne infatti lo ricordiamo a Gerusalemme per la Pasqua, in quell’occasione in cui i genitori lo smarriscono Gesù prega con senso di abbandono, fiducia, umiltà e insegna cosa chiedere e come pregare, sia coi fatti che con le parole: ricordiamo la parabola del pubblicano e del fariseo che salgono al tempio; l’uno si fece piccolo dinnanzi al Signore Dio riconoscendo il suo peccato, l’altro invece si lodava perché si riteneva giusto. Gesù riconosce e insegna a riconoscere come vero comportamento orante quello del pubblicano.

La preghiera del cristiano deve essere dunque la preghiera del Cristo, umile, semplice e sincera. Al Padre celeste dobbiamo chiedere lo Spirito Santo, innanzi tutto, che in sé porta ogni pienezza.

Per pregare dunque veramente dobbiamo tenere sempre a modello di vita Cristo Signore, e far passare attraverso il suo cuore tutti noi stessi.

_________________________

*   Mt 6,11

Mt 6,25-26

Mt 6,12

Mt 18,21

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