Il cammino di preghiera da P. Puglisi ad oggi:
Esperienza della Chiesa che è in Palermo
di Giuseppe Sunseri
- La mostra vocazionale itinerante “Sì, ma verso dove?”: una svolta per la pastorale vocazionale
«Quanti volti di giovani ho visto susseguirsi. Volti inizialmente indifferenti, poi via via sempre più pensosi ed interessati ed infine, talvolta, commossi. Insomma, ancora una volta il Signore ha fatto sentire la sua presenza in mezzo a noi. Per questo la parola che spesso è affiorata sulle labbra dei visitatori e delle guide è stato: Grazie! A chi? Innanzitutto a Lui che non si stanca mai di venirci incontro con il suo infinito amore e, ancora, a coloro che hanno progettato e realizzato questa mostra che, pur nella sua semplicità e povertà, è uno strumento tanto efficace di annuncio della Parola».
Con queste parole P. Puglisi concludeva la relazione della mostra vocazionale itinerante “Sì, ma verso dove?” da lui voluta nel 1983 come contributo del CDV di Palermo alle attività dell’anno santo straordinario della redenzione. La mostra, allestita nei locali del palazzo Arcivescovile dal mese di gennaio al mese di aprile dell’1983 con una considerevole serie di pannelli già preparati dal CNV, fu un vero successo non solo per il numero elevatissimo dei visitatori, circa quattordicimila, di cui la maggior parte alunni delle scuole medie superiori di tutta l’Arcidiocesi, ma anche e soprattutto per i frutti portati.
Essa presentava emblematicamente la realtà umana nel suo vissuto, con le sue luci e le sue ombre e, soprattutto, veniva stimolata la riflessione sul posto e sul ruolo unico e irripetibile che ogni essere umano ha ed assume in questa realtà, conferendo così senso o non senso alla sua esistenza.
La mostra si chiudeva nella cappella dell’episcopio, dove era esposto il SS. Sacramento, quasi ad offrire la possibilità, per chi l’avesse desiderato, di tradurre in atteggiamento di preghiera il movimento interiore o i progetti che la mostra avesse suscitato.
Alla fine della visita, gli alunni delle scuole venivano invitati ad esprimere, a caldo, su una scheda le impressioni e le istanze provocate dalla mostra; i visitatori adulti, invece, venivano invitati ad esprimerle su un registro.
Durante ma soprattutto alla chiusura della mostra i membri del CDV e tutti gli animatori che avevano collaborato si accorsero di avere fra le mani un materiale preziosissimo – circa settemila schede – sul quale riflettere e anche, da utilizzare per un approccio giovanile che intendesse cogliere dal vivo la tensione e i suggerimenti che erano scaturiti dall’esperienza fatta.
Alla luce delle istanze emerse dalla visita della mostra vocazionale il progetto di lavoro del CDV si orientò in maniera decisa su alcuni ambiti:
-incontrare i giovani per riprendere i temi della mostra;
-promuovere dei centri di accoglienza per ascoltare i giovani;
-offrire ai giovani l’opportunità di vivere l’esperienza dei campi scuola;
-promuovere delle scuole di preghiera;
-formare gli animatori vocazionali attraverso dei corsi appositi;
-celebrare delle settimane vocazionali nelle parrocchie e nelle scuole;
-promuovere la nascita di gruppi vocazionali nelle parrocchie.
- Il cammino di preghiera
In questo vasto orizzonte trova la sua collocazione l’esperienza del “cammino di preghiera” che da diciotto anni, da novembre a maggio, segna la vita della Chiesa di Palermo. Il cammino di preghiera iniziò infatti il secondo giovedì del mese di novembre del 1984 nella cappella delle Ancelle del S. Cuore.
2.1. Il cammino di preghiera un itinerario per crescere nella fede e nella consapevolezza vocazionale
Dopo attenta valutazione il Consiglio decise di dare avvio a questa esperienza che non doveva avere la fisionomia di una scuola ma di permettere ai giovani di vivere un vero e proprio itinerario di preghiera, di fare esperienza di preghiera, di incontrarsi con Gesù Cristo unico modello e mediatore della preghiera. Posto in questi termini l’itinerario si configurava come un vero e proprio cammino di fede. Un itinerario singolare capace di coniugare la crescita nella fede e la crescita nella consapevolezza vocazionale nella sua accezione più ampia; ossia come consapevolezza di essere chiamati alla vita, a dare un senso alla propria esistenza, ai contenuti valoriali, alle scelte di servizio e di condivisione in una dimensione di oblatività nel dono di sé, secondo le specifiche chiamate ai vari tipi di servizio nell’ambito ecclesiale e sociale, inclusa la chiamata ad una vita di speciale consacrazione.
2.2. I temi della preghiera
Per quanto riguarda la scelta del tema, nel primo periodo si cercò di riprendere il messaggio della Mostra puntando l’attenzione sull’incontro col Maestro e le conseguenze per la vita concreta del discepolo. Via via il respiro della preghiera si è allargato privilegiando anche l’esperienza della paternità di Dio, della novità dello Spirito, della disponibilità di Maria, dell’importanza del servizio nella Chiesa mistero di comunione. Per questa scelta sono state tenute in grande considerazione le indicazioni del CNV, il materiale della GMPV e il cammino della Chiesa locale.
La preparazione degli incontri venne affidata fin dall’inizio a delle equipe, che si sono avvicendate in questi lunghi diciotto anni e, che puntualmente hanno preparato lo schema e il quaderno per la preghiera, strumento preziosissimo per permettere al giovane di continuare a livello personale il proprio itinerario di approfondimento e di preghiera.
2.3. Gli elementi caratterizzanti la preghiera
Comunità, Parola, Simboli e Ascolto: sono questi i quattro elementi che hanno caratterizzato il Cammino di preghiera.
Il Cammino ha favorito una valida esperienza di preghiera comunitaria e ha fatto sperimentare l’unità tra i vari gruppi e l’appartenenza all’unica Chiesa. In maniera particolare la scelta della Chiesa Cattedrale dopo quella dell’Istituto Gonzaga, della Parrocchia Mater Misericordiae e S. Teresa del Bambin Gesù, e la presidenza degli incontri da parte dell’Arcivescovo, in questi ultimi anni, ha evidenziato in maniera somma questa dimensione. Una dimensione manifestata durante la preghiera ma favorita anche dalla collaborazione e dalla comunione di quanti, sacerdoti, religiosi, seminaristi, novizi, laici organismi diocesani e corali hanno speso le proprie energie per preparare e animare lo stesso cammino.
Approfondimento, contemplazione e celebrazione della Parola per comprenderla e poi tradurla in impegno di vita: eccoci dinanzi ad un altro elemento preziosissimo su cui il Cammino di preghiera ha scommesso. La Parola ha nutrito abbondantemente i tantissimi giovani che hanno preso parte a questa esperienza; essa illuminandoli li ha portato a fare chiarezza e a dare una risposta generosa e coraggiosa a Colui che li interpellava.
Anche i simboli utilizzati hanno avuto un ruolo peculiare; essi presi dalle cose della vita quotidiana hanno cercato di rendere visibile ciò che nella preghiera si voleva maggiormente sottolineare. Semplici elementi come lo specchio, l’acqua, la brocca, il fuoco, i colori, i fiori, l’oscurità, la luce si sono trasformati in simboli per la forza evocativa che suscitano nell’uomo. L’ordinarietà è divenuta linguaggio dell’Oltre e dell’Altro, voce del Mistero di Dio e dell’uomo. Anche il canto e la musica hanno avuto un ruolo fondamentale nella preghiera aiutando i presenti a vivere con maggiore intensità l’incontro col Signore che si è fatto ora richiesta di aiuto o di perdono, ora espressione di lode e di gioia.
Sollecitati dal Cardinale Pappalardo e dalle esigenze concrete dei giovani, fin dall’inizio, si decise di consacrare un tempo della preghiera all’ascolto dei partecipanti. Gli animatori (presbiteri, religiose e laici) si ponevano infondo alla chiesa dando così la possibilità ai singoli giovani di avvicinarli per condividere quanto la preghiera aveva suscitato nel loro cuore o delle situazioni particolari che si ritrovavano a vivere. Accoglienza, disponibilità e occhi trasparenti ecco ciò che i giovani cercavano per un confronto sereno e costruttivo. Negli ultimi anni l’ascolto èdiventato invece prerogativa dei pochi presbiteri presenti alla preghiera. È difficile dire se si tratta di un limite, certamente parecchi dei giovani ne approfittano percelebrare il sacramento della riconciliazione. È da evidenziare inoltre la loro fedeltà all’appuntamento dell’ascolto con lo stesso presbitero instaurando così, in alcuni casi, un rapporto di vera e propria direzione spirituale.
Tra gli elementi che hanno caratterizzato l’esperienza non possiamo dimenticare il logo scelto fin dall’inizio: due mani che accolgono una lucerna; esse vogliono significare l’offerta che durante la preghiera si realizza di tutta quanta la persona e l’accoglienza della Parola che nella medesima preghiera viene consegnata come progetto da realizzare. Unitamente a questa immagine nelle locandine fino al 1997/98 trovavamo un invito quanto mai suggestivo che è rimasto scolpito nel cuore e nella mente dei tanti giovani che hanno fatto l’esperienza:
“Fermati… Ascolta… Prega… A pregare s’impara… pregando.
È urgente che tu dia un senso alla tua vita: sei dono di Dio al mondo.
Vieni con noi a vivere l’esperienza di un itinerario di preghiera,
ad ascoltare il silenzio nel dialogo tra te e Dio”.
- P. Puglisi artefice del cammino di preghiera
Avviandomi alla conclusione della comunicazione su questa esperienza unica e irripetibile mi pare di poter sottolineare la grande validità e importanza che essa ha avuto per il cammino di tantissimi giovani, di tutti quei giovani che P. Puglisi ha amato e rispettato. Per essi ha voluto il Cammino di preghiera perché stessero con Cristo, perché potessero incontrarsi con il Tu di Dio, perché in quella occasione unica, attraverso l’esperienza comunitaria, i segni, il canto, il silenzio, l’ascolto ma soprattutto la Parola potessero dare il colpo d’ala per orientare la loro vita in maniera sicura verso l’Amore vero. Dal 1993 egli è presente in maniera diversa alla preghiera ma noi tutti avvertiamo il suo invito a continuare, superando i molteplici problemi a volte anche di impostazione pastorale, imparando dalla sua pazienza e perseveranza a scegliere la logica della comunione, per favorire così il cammino dei nostri giovani che come quelli di vent’anni fa hanno bisogno di fermarsi, di ascoltare e pregare per dare un senso alla loro vita proprio attraverso l’incontro con Dio.
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