Incontro su “Don Pino Puglisi educatore”
Testimonianza di Agostina Ajello
assistente Sociale Missionaria

Saluto cordialmente tutti e ringrazio sentitamente chi mi ha proposto di offrire la mia testimonianza sulla lunga esperienza di servizio vissuto e condiviso con Don Pino Puglisi, oggi Beato.

Io faccio parte, dal 1961, della Società Apostolica di Servizio Sociale Missionario, fondata dal Card. E. Ruffini a Palermo nel secondo dopo-guerra.

Il Carisma; espresso nella Promessa di Servizio Sociale Missionario, è partecipare alla diaconia di Cristo, servendo i poveri, i sofferenti, i lavoratori, con un servizio competente, per la promozione della giustizia nella carità.

E’ proprio a partire da questo carisma che io, dagli inizi degli anni 70, svolgendo la mia missione in un Centro di Servizio Sociale ubicato in uno dei quartieri periferici e più poveri di Palermo, iniziai la mia collaborazione di “promozione umana e di evangelizzazione” con P. Puglisi.

Alla luce dell’insegnamento pedagogico di P. Puglisi, che spesso parlando ai giovani si serviva di “icone”, mi ha aiutato ad introdurmi al tema “ Don Pino Puglisi educatore” un’icona di resurrezione: quella dei discepoli di Emmaus ( Lc 24, 13-35).

I due discepoli, sfiduciati, perplessi, scandalizzati, fuggono amareggiati e delusi dalla comunità, dove avevano incontrato il Signore, incapaci di vedere “la spiga” nel “seme che marcisce”, la”vita” in un “sepolcro vuoto”.

Il Signore quando si fa prossimo a loro, il “racconto” da loro fatto sugli ultimi eventi, diviene, con Lui e per Lui, “memoria”e nella memoria si aprono alla comunione di fede e di vita con il Risorto e la loro fuga dal luogo degli eventi diviene corsa di ritorno con gioia incontenibile, nel luminoso annuncio pasquale “ davvero il Signore è Risorto e noi l’abbiamo riconosciuto”.

Se io dovessi dipingere con un’immagine il cammino di P. Puglisi mi piacerebbe farlo come “il compagno di viaggio” che seguendo il Divin Pellegrino si è fatto con Lui e per Lui compagno di strada di tanti giovani e adulti, discepoli o non del Signore che, delusi, amareggiati, in ricerca camminavano, fuggivano, senza spesso sapere “verso dove”.

Si è fatto compagno anche di chi voleva seguire più da vicino il Signore e aveva bisogno di discernere, con più luce, la propria risposta: seminaristi, chiamati alla vita di speciale consacrazione, fidanzati che volevano consapevolmente fondare la loro famiglia nel Signore.

Egli si è fatto prossimo, compagno di cammino per ciascuno/a, con discrezione e rispetto, con pazienza e umiltà, interrogando, chiedendo, aprendo gli occhi della mente e del cuore alla luce della Parola, spezzando con amore il Pane della Comunione e della Riconciliazione, offrendo motivazioni forti all’impegno di solidarietà responsabile verso tutti, ma in particolare verso i più poveri, i più svantaggiati, verso le vittime del sopruso, della violenza, dell’ingiustizia.

Fare memoria di una vasta quantità di eventi e di esperienze vissute e condivise con Pino Puglisi, confesso che non è facile: Ventitre anni, vissuti in mezzo ai giovani nel lavoro vocazionale, nell’assistenza ai poveri, nella pastorale delle parrocchie di Godrano e, a Palermo di Brancaccio.

La mia collaborazione con P. Puglisi divenne più continuativa negli anni 70, quando, mentre lui continuava il suo lavoro di parroco a Godrano, io svolgevo la mia attività di A.S.M. nel Centro Sociale della zona “Decollati-Scaricatore” (uno dei quartieri più emarginati di Palermo). Ben volentieri offrivo a P. Puglisi il mio modesto apporto per l’individuazione di sbocchi alle difficili situazioni da lui presentatemi, come anche con piacere partecipavo agli incontri periodici sulla Parola di Dio e alle settimane annuali del Vangelo che si organizzavano e svolgevano, con il Movimento “Presenza del Vangelo”, presso le famiglie di Godrano.

Preziosa è stata per me la collaborazione richiestami per un’iniziativa a favore delle coppie e delle famiglie che P.Puglisi aveva accompagnato nel loro cammino formativo al matrimonio.

Fin da allora molteplici erano i campi delle attività di P.Puglisi né si poteva cogliere qualche sua predilezione per l’uno o per l’altro, tanto era sempre aperto e disponibile a quanto la Provvidenza gli proponeva.

Ed io cosa chiedevo a P.Puglisi?

Di aiutarmi nell’opera di formazione dei giovani volontari che con me affrontavano le molteplici problematiche della zona dove lavoravo.

La sua vocazione di “educatore” , attento alle nuove generazioni, lo ha reso sempre un punto di riferimento per tanti giovani provenienti da ambienti ed esperienze anche molto diverse.

Ho ancora, più intensamente coadiuvato P.Puglisi quando (1979) egli ha assunto la responsabilità del Centro Vocazionale diocesano e regionale. Io, che già da alcuni anni ero membro delle due Segreteria dei due organismi, con lo stimolo e l’esempio di P.Puglisi ho avuto la grazia di partecipare al suo intenso lavoro di formazione dei giovani.

Ho, per vari anni, cooperato con P. Puglisi alla preparazione e realizzazione dei campi estivi vocazionali e della scuola di preghiera per i giovani della diocesi di Palermo; alla organizzazione della mostra vocazionale, “strumento-come lui diceva-tanto efficace di annuncio della Parola”.

In tali occasioni ho potuto cogliere non solo lo stile del “pedagogo competente”, del “pastore vigile”, ma soprattutto del sacerdote del Signore: uomo di Dio e, per questo, uomo per tutti.

Attingendo ad alcune testimonianze e facendo memoria di alcune comunicazioni dello stesso P. Puglisi, so che egli, sin da adolescente, ha mostrato capacità di dialogo, accoglienza, amicizia verso tutti, in particolare verso i suoi coetanei.

Da giovane, questa sua capacità è stata sostenuta ed aiutata dalla preghiera, dalla fede e dalla guida del suo parroco. I suoi grandi amori erano la Parola di Dio ed i giovani.

La sua vocazione era “essere educatore”. Per questo si era incamminato negli studi magistrali prima di entrare in Seminario. Gli stava a cuore aiutare i giovani a dare un senso alla loro vita. Diceva: «Se il Signore mi ha dato questo dono, perché non metterlo a totale servizio dei fratelli?». La via del sacerdozio gli apparve allora la più rispondente al progetto di Dio su di lui: in questa scelta vocazionale ha concentrato tutte le sue energie umane e spirituali. A vederlo di persona si poteva definire: coraggioso ma schivo, lavoratore instancabile ma sereno e riposato in volto, come volevano la sua mitezza e umiltà di cuore così a lungo coltivate da sembrare un dono di natura.

Furono i campi d’attività pastorale di P. Puglisi e mai si poté cogliere qualche sua predilezione per l’uno o per l’altro, perché era sempre aperto e disponibile a quanto la “Provvidenza”, attraverso le mediazioni umane, gli proponeva.

Questo suo approccio di vita dinanzi ad ogni compito, ritengo lo abbia aiutato non solo alla sua maturazione umana e pastorale, ma anche ad arricchire e a potenziare, in modo sinergico, ogni esperienza con il “frutto” della precedente.

Ritengo, non sia possibile scindere Padre Puglisi Parroco, Professore, Prorettore e Direttore Spirituale in Seminario, Animatore e Direttore del CDV di Palermo e del CRV di Sicilia

I diversi ambiti operativi erano in lui unificati dal suo essere sacerdote.

Puglisi è stato in tutto un Sacerdote del Signore a favore della sua gente.

Puglisi era proteso e attento verso tutti i giovani, non solamente verso gli appartenenti a Gruppi e Movimenti ecclesiali. Egli cercava, direttamente e/o attraverso le équipe del CDV dislocate sul territorio, di raggiungere il maggior numero possibile di loro, nelle Scuole, nei Centri di Servizio Sociale, nelle Sedi di Volontariato.

Il metodo formativo che egli da “educatore per vocazione” utilizzava con i giovani era di approccio empatico non direttivo. Sapeva porsi accanto con amicizia, con giovialità, ma sempre da adulto. Ascoltava con profondo rispetto favorendo nell’altro/a una migliore autoconsapevolezza e, quindi, offriva – senza mai sostituirsi – nel rispetto pieno della libertà personale, l’aiuto necessario perché il suo interlocutore potesse vedersi/vedere la realtà alla luce di Dio. Un Dio “Abbà” – “Papà” , come amava chiamarlo, colmo di tenerezza per i Suoi figli.

Puglisi aveva un approccio diretto, cordiale, vero, gioioso con i ragazzi. Cercava di conoscere i loro genitori e di farsi a loro prossimo sia nelle circostanze liete e festose, come nelle tristi e dolorose.

Era presente, con discrezione e rispetto, con semplicità e gioia, come un padre che ha a cuore il bene dei figli, come uomo di fede solida e, pertanto, non invasiva, ma irradiante, come sacerdote del Signore che sa aprire ogni cuore all’Amore di Dio, che si fa mediazione umana della grazia nella Parola, nell’Eucarestia, nel Sacramento del perdono.

Insegnava ai ragazzi a contemplare la natura, ad ammirarne la bellezza, ad averne cura. Li aiutava a scoprire la dimensione del silenzio, la necessità della preghiera come scoperta e ascolto di Dio, l’importanza dello studio e della formazione, la libertà del perdono, il servizio agli altri, con particolare attenzione ai più deboli e ai poveri.

Le attività erano tutte ordinate all’obiettivo: favorire e concorrere alla crescita umana e cristiana dei giovani con accompagnamento personalizzato rispettoso del cammino di libertà di ognuno e della vita di gruppo con apertura agli altri nel servizio.

A tal fine, anche per esigenza di tempo, cito unicamente quattro ambiti privilegiati di azione:

Mostra vocazionale itinerante

Campi vocazionali con esperienze guidate di servizio

Itinerari di Preghiera per insegnare a pregare e Direzione Spirituale.

Corsi sistematici annuali di formazione per Animatori Vocazionali diocesani.

Con gioia desidero adesso prestare la mia voce alle testimonianze, tra tante,di alcuni giovani, oggi adulti impegnati nell’ambito ecclesiale e nella società, che dopo la sua morte hanno sentito il bisogno di scrivere le loro testimonianze e di farle conoscere ai giovani d’oggi.

Così, tra l’altro, dice Antonio: «Padre Puglisi, tu vivevi con santità le piccole cose, possedevi l’arte di aiutare, aspettavi che l’altro sapesse trovare in sé la risorsa per migliorarsi, per cambiare, per risolvere un problema».

Così la Comunità di S. Egidio: «Egli amò i poveri e li amò sino alla fine. Abbiamo condiviso con lui il cambiamento per la nostra vita e il sogno per una città più umana. Mai da lui sentimmo rimpianti o recriminazioni sul passato. Sempre c’insegnò l’esigenza di avere un sogno per il futuro, di avere uno sguardo largo sul mondo e sugli uomini. E con questo sguardo largo, come un paziente operaio, lavorava e costruiva giorno dopo giorno il suo rapporto con i giovani, con i bambini, con gli anziani».

E Giuseppe: «Il suo rimprovero è stato sempre un consiglio, un’esortazione delicata eppure stringente a cambiare atteggiamento, a lasciare il male, soprattutto afare il bene. È difficile che chi l’ha conosciuto non lo possa dire».

Racconta Alberto: «Al secondo campo proponeva la figura di Cristo. Era uno dei temi più intensi ed appassionanti di cui amava parlare: Cristo modello autentico da inquadrare per comprendere il vero senso della vita dell’uomo. Di Cristo sottolineava la grande umanità, i suoi sentimenti umani, l’interesse nei confronti d’ogni uomo ed in particolare per i più deboli, i bambini, i peccatori, e poi parlava di Gesù uomo libero e liberante al tempo stesso. Ricordava in particolare lo sguardo di Gesù, uno sguardo che raggiunge l’uomo nel profondo, lo conosce, lo interpella e lo promuove, avvolgendolo nella tenerezza e nell’amore di Dio. Ci parlava spesso della tenerezza di Dio, per esempio in occasione della liturgia penitenziale, ricordandoci che Dio è un Padre misericordioso che comprende tutte le debolezze e gli errori del figlio, lo vuole liberare dai mali e dai pericoli e, se qualche volta sembra punirlo, lo fa sempre per amore, perché gli vuol bene».

Dice Cristina: «Nonostante P. Puglisi fosse una persona molto preparata, non dava mai impressione di superiorità, anzi spesso ti faceva sentire una persona importante per la considerazione che ti manifestava e la generosità con cui sapeva mettersi a disposizione. Non amava sentirsi al centro dell’attenzione o sentire parlare di sé e non si tirava indietro dinanzi agli impegni di responsabilità, anzi era pronto a dare il proprio contributo tutte le volte che gli veniva richiesto».

Infine, Adriana: «L’ultimo campo che ebbi occasione di fare con P. Puglisi nel 1990 aveva per titolo “Il discepolo”. C’è un’immagine che chiunque abbia conosciuto Puglisi e frequentato il CDV certamente avrà visto. Essa descrive bene l’immagine del discepolo di Gesù: è un viandante che porta sulle spalle un sacco e percorre una strada verso il sole; in basso una scritta che dice: “Si, ma verso dove?”. Il discepolo di Cristo percorre un sentiero che non conosce interamente; nel suo cammino è appesantito dai suoi limiti, dalle sue paure, dal suo peccato (il sacco), ma è sostenuto dal bastone (Parola – Eucaristia) e si dirige verso il sole che non tramonta mai».

In questa mia comunicazione, ho desiderato esprimere la testimonianza di alcuni giovani perché, attraverso loro venissero evidenziati i frutti dell’opera del Signore in loro; opera alla quale, con sapienza evangelica e arte pedagogica, ha collaborato il carissimo Padre Puglisi.

Adesso, al suo impegno di pastore nella Parrocchia di Brancaccio: due anni circa di intenso apostolato, affrontato nell’ottica della “beatitudine dei poveri in spirito” che confidando totalmente in Dio-Padre pongono, senza riserve, la vita a servizio della missione ricevuta.

A Brancaccio, questo presbitero, dall’aspetto così “disarmato”, ma con lo sguardo penetrante dell’apostolo, proteso alla liberazione della sua gente, avverte subito la necessità e l’urgenza di adoperarsi con tutte le forze per ‘coniugare’ l’azione di evangelizzazione con una vasta opera di promozione a favore dei giovani e delle fasce più deboli ed emarginate.

“Come cristiani e come cittadini -ebbe a dire, in occasione di un incontro pastorale-continueremo a chiedere alle Autorità quanto è dovuto a questo quartiere, ma, nell’attesa, è inutile limitarsi a lamenti; è necessario rimboccarsi le maniche per dare vita ad iniziative di promozione umana che accendano qualche luce in mezzo a tante tenebre”.

In breve tempo, pertanto, nasceva il Centro di Accoglienza “Padre Nostro”, gestito dalle Suore Sorelle dei Poveri di S.Caterina da Siena. Già nel titolo il Centro dichiara la sua finalità: educare al riconoscimento della dignità dell’uomo che, elevato per grazia alla condizione di “figlio di Dio” è chiamato alla libertà da ogni forma di schiavitù morale e di violenza sociale.

Per questo Centro P.Puglisi chiese la mia collaborazione, avvalendosi così dell’apporto di Assistenti Sociali e di Allieve della allora Scuola Universitaria di Servizio Sociale “S. Silvia” (oggi Sezione della LUMSA – Corso di laurea in Scienze di Servizio Sociale) per la rilevazione dei problemi del quartiere e per la programmazione dei Servizi Sociali diretti ad avviare, anche con l’aiuto dei Volontari, processi di socializzazione primaria.

Alla luce del chicco di grano che da frutto solo se muore, la morte del “testimone” ha aperto “un cammino di speranza”. Da questo seme sono nati tanti germogli di vita nuova.

Dal suo “dare la vita, sulla scia del Buon Pastore, perché altri abbiano vita” sono sorte moltissime iniziative, culturali, formative, sociali volti ad affermare i valori della legalità, l’educazione al sociale e alla vita democratica, il rispetto del lavoro onesto e il giusto guadagno nel rispetto della dignità di ogni uomo.

Questo mi pare rispondente alla prospettiva pedagogica di P. Puglisi che spesso ripeteva:

“ la nostra azione non può trasformare l’ambiente. E’ solo un segno. Noi vogliamo rimboccarci le maniche per dimostrare che si può fare qualcosa. Se ognuno di noi fa qualcosa, allora si può fare molto”.

Puglisi ancora oggi, ci insegna che il dono della vita fino al martirio non si improvvisa, ma è frutto di una intera vita donata a servizio di Dio e del prossimo.

Puglisi è stato un discepolo che ha visto e udito, ha incontrato e seguito il Maestro, morto e risolto e per questo con la sua vita ha saputo essere testimone del Risorto, testimone e membro della Chiesa fondata da Gesù.

Di questo ne sono testimone.

Grazie

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