Atti dei processi

Per l’omicidio di don Giuseppe Puglisi sono stati istruiti a Palermo due processi già arrivati alla sentenza definitiva della Corte di Cassazione.

Come mandanti sono stati condannati all’ergastolo i boss di Brancaccio dell’epoca, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Come esecutori il carcere a vita è stato inflitto a Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro, Luigi Giacalone, tutti detenuti. L’uomo che ha sparato a don Puglisi, Salvatore Grigoli, ha deciso di collaborare con la giustizia dopo l’arresto. Con gli sconti di pena, ha avuto una condanna a 18 anni. Nel luglio del 2004 ha ottenuto gli arresti domiciliari. Nel 2009 anche Gaspare Spatuzza ha iniziato a collaborare con i magistrati.

Nelle motivazioni della sentenza della seconda sezione della Corte d’Assise di Palermo (presidente Vincenzo Oliveri, giudice a latere estensore Mirella Agliastro) si riassume così – tenendo conto del contributo di pm, testimoni e collaboratori – il movente del delitto e lo scenario di Brancaccio (il documento è depositato in cancelleria in data 19 giugno 1998):

“Emerge la figura di un prete che infaticabilmente operava sul territorio, fuori dall’ombra del campanile… L’opera di don Puglisi aveva finito per rappresentare una insidia e una spina nel fianco del gruppo criminale emergente che dominava il territorio, perché costituiva un elemento di sovversione nel contesto dell’ordine mafioso, conservatore, opprimente che era stato imposto nella zona, contro cui il prete mostrava di essere uno dei più tenaci e indomiti oppositori.

Don Pino Puglisi aveva scelto non solo di “ricostruire” il sentimento religioso e spirituale dei suoi fedeli, ma anche di schierarsi, concretamente, senza veli di ambiguità e complici silenzi, dalla parte di deboli ed emarginati, di appoggiare senza riserve i progetti di riscatto provenienti da cittadini onesti, che coglievano alla radice l’ingiustizia della propria emarginazione e intendevano cambiare il volto del quartiere, desiderosi di renderlo più accettabile, accogliente e vivibile”.

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