CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER L’INIZIO
DELL’ASSEMBLEA PASTORALE DIOCESANA
E IN MEMORIA DEL SERVO DI DIO DON PINO PUGLISI
NEL 13° ANNIVERSARIO DELLA SUA SACRILEGA UCCISIONE
Cattedrale, 15 settembre 2006

  1. Ancora una volta, con Giovanni e le donne saliamo anche noi sul Golgota, e col cuore dell’Apostolo prediletto contempliamo l’icona mariana più espressiva e coinvolgente: Maria ai piedi della croce del suo Gesù.
    Unita al suo Figlio morente sulla Croce, Maria è stata la prima a partecipare alla definitiva glorificazione di lui Risorto e asceso al cielo. Soprattutto per questo, l’Addolorata è “figura della Chiesa”, che deve essere sempre associata con lei alla passione del Cristo, per partecipare alla gloria della risurrezione, come abbiamo pregato nell’orazione Colletta.
    È questa la beata speranza che illumina il cammino della nostra vita: un cammino sulla via obbligata della Croce che ha come traguardo la gloria della vita senza fine nella visione e nel possesso di Dio Uno e Trino.
  2. È la via che per 56 anni ha percorso il Servo di Dio Don Pino Puglisi.
    Sessantanove anni fa, come oggi, apriva gli occhi alla vita terrena. Tredici anni fa, come oggi, ucciso proditoriamente e barbaramente dalla mafia, apriva gli occhi alla vita eterna, nella luce del mistero dell’Addolorata.
    “Coraggioso testimone della verità del Vangelo”, “sacerdote impegnato nell’annunciare il Vangelo e nell’invitare i fratelli a vivere onestamente, ad amare Dio e il prossimo”, come fu definito da Giovanni Paolo II, noi lo ricordiamo ogni anno in questo giorno, dando inizio significativamente con la sua memoria al nuovo Anno pastorale.
    Lo consideriamo presente in mezzo a noi, in questa Assemblea Diocesana, che coinvolge strutture e operatori pastorali a livello diocesano e parrocchiale, come segno della comunione ecclesiale e della missione pastorale della nostra Chiesa palermitana.
  3. L’odierna Assemblea si colloca alla vigilia quasi immediata del Convegno Nazionale delle Chiese d’Italia, che si svolgerà dal 16 al 20 ottobre a Verona sul tema “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”: un tema sul quale abbiamo riflettuto nella fase preparatoria, che a livello nazionale ha avuto proprio a Palermo il suo primo incontro nel novembre scorso con la partecipazione di tutte le diocesi siciliane.
    Nell’omelia della concelebrazione eucaristica in onore di S. Rosalia sul Montepellegrino il 4 settembre ho ricordato i 5 Santi, i 5 Beati, i 7 Venerabili, e i 16 Servi di Dio che hanno illustrato la nostra Chiesa, come autentici testimoni di Gesù Risorto.
    Tra questi ho citato in particolare due sacerdoti, P. Francesco Spoto, gloria della famiglia bocconista e P. Pino Puglisi, gloria del nostro presbiterio, i cui processi vertono sul riconoscimento del loro martirio, massima espressione della testimonianza cristiana.
  4. Del Servo di Dio P. Francesco Spoto, il cui processo è iniziato qui a Palermo quattordici anni fa, dalla Congregazione delle Cause dei Santi è stato riconosciuto il martirio.
    Nato a Raffadali (Agrigento) l’8 luglio 1924, P. Francesco Spoto nel 1936 entrò nella Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri (Bocconisti), la famiglia religiosa fondata a Palermo da un indimenticabile sacerdote palermitano, il Beato Giacomo Cusmano. Fu ordinato sacerdote il 22 luglio 1951 e dopo nove anni, appena trentacinquenne, fu eletto Superiore Generale.
    Il settimo successore del Beato Giacomo Cusmano svolse questo impegnativo ministero con grandissimo zelo. Pur consapevole di andare incontro ad una situazione estremamente pericolosa, dato il conflitto in corso, il 4 agosto 1964 partì per il Congo in visita canonica alla prima missione bocconista, desideroso di stare vicino ai tre suoi confratelli che erano in pericolo.
    “Dai primi di settembre – come si legge nel Decreto della Congregazione – visse una situazione di disagi, di timori, di stress, di angosce, di preoccupazioni, di pericoli, di fame, di privazioni e di stenti, fino al pestaggio esiziale da parte dei rivoluzionari atei congolesi, avvenuto intorno alle ore 20,00 dell’11 dicembre, causa della morte che sopraggiunse dopo alcuni giorni a Rungu (Erira) il 27 dicembre 1964. Egli non cercò la morte, ma, l’accettò, offrendo la propria vita in cambio di quella dei tre confratelli”.
    Una morte eroica, la sua, e perciò feconda di vocazioni per la sua Congregazione, se questa oggi conta in Congo circa 50 religiosi in cinque comunità.
    Secondo le nuove norme stabilite da Benedetto XVI, il rito della Beatificazione si svolgerà qui a Palermo, per cui tutta la nostra Chiesa diocesana, insieme con la Congregazione dei Bocconisti, si prepara, come ha scritto il loro Padre Superiore Generale “nella gioia e nella lode, nel rendimento di grazie e nella preghiera, al giorno lietissimo nel quale potremo cominciare a invocare, confortati dall’autorità della Chiesa: Beato Francesco Spoto, prega per noi”.
  5. Ma la stessa invocazione noi speriamo di poter rivolgere anche al nostro P. Pino Puglisi, il cui processo per il riconoscimento del martirio, che sto seguendo con la più doverosa attenzione, ci auguriamo anch’esso abbia un esito positivo.
    Il riconoscimento ufficiale del suo martirio da parte della Chiesa sarebbe come la conferma ufficiale della grandezza morale e spirituale di un sacerdote fedele ed esemplare, autentico testimone di Gesù Cristo e annunciatore della Speranza cristiana soprattutto in mezzo alle nuove generazioni. Ma sarebbe anche il sigillo della perenne attualità del suo messaggio, che con la voce del sangue invita tutti al coraggio, alla coerenza, alla fortezza, alla santa audacia nell’esercizio sia del ministero sacerdotale come di ogni altro servizio nella Chiesa, per il trionfo delle forze del bene su tutte le aggressioni e le perversioni del male, soprattutto se, come quello mafioso, agisce da perversa struttura di peccato, antiumana e antievangelica, tanto più subdola e pericolosa quanto più si ammanta o si circonda di segni e di riferimenti religiosi.
    P. Puglisi, come sacerdote, l’ha combattuta con le armi proprie dell’azione pastorale: la testimonianza personale di sacerdote secondo il cuore di Dio, la preghiera, l’evangelizzazione, la formazione e la mobilitazione delle coscienze soprattutto giovanili, l’amore privilegiato per gli ultimi, la ferma denuncia del male, l’invito alla conversione del cuore, al cambiamento della mentalità e della vita, nel ritorno a Dio, che accoglie sempre i peccatori, anche i più criminali, quando ritornano a lui, riconoscendo il male commesso e riparando i danni inferti alla società.
    È stata questa la strategia pastorale di P. Puglisi. Ed è questa la strategia pastorale indicata con chiarezza dall’episcopato siciliano e da me costantemente ribadita.
    È così che si accende e si costruisce la speranza!
  6. Testimone della speranza P. Puglisi lo è stato con l’insegnamento e con la vita, suggellata dalla testimonianza del sangue.
    In una sua riflessione fatta ai giovani sul tema “Testimoni della speranza”, dopo aver affermato che “il testimone per eccellenza è Gesù”, che ha reso la sua testimonianza “donando la vita per la salvezza di tutti”, precisava che “con Gesù testimone ci sono e ci devono essere testimoni di Gesù”, e a questo sono chiamati tutti i cristiani, ma “in comunione con la Chiesa evangelizzatrice”, per “essere testimoni di speranza”, “in un futuro che mentre è un’utopia per chi non crede, diventa invece realtà per il cristiano”. “Condizione”, diceva, è “l’amicizia con Dio”, presente nella Parola, nel Sacramento, nel povero, in ogni uomo”.
    A chi – egli si domandava – bisogna testimoniare la speranza? E rispondeva: “A chi nel profondo conserva rabbia nei confronti della società che vede ostile; a chi è concentrato su se stesso e non si apre agli altri; a chi è pieno di paura e di ansie, a chi non riesce ad abbandonare il proprio passato e andare liberamente verso il futuro”.
    “La teologia della speranza, – concludeva – nel suo modello più profondo, è la teologia della Croce. Il testimone della speranza indica a chi è disorientato non che cosa è la speranza, ma Chi è la speranza. Testimone della speranza è quindi colui che, attraverso la propria vita, cerca di lasciare trasparire la presenza di Colui che è la Speranza assoluta”, ossia Cristo Risorto. È qui il cuore del tema di Verona. P. Puglisi profeticamente l’aveva fatto suo.
  7. Il tema del Convegno ecclesiale si collega con quello della nostra Assemblea diocesana: “Il cammino di iniziazione cristiana modello di riconversione pastorale”. Noi cristiani, infatti, riceviamo la chiamata ad essere testimoni come un dono e una promessa. All’origine del dono c’è il Battesimo accolto nella fede, radicato nel mistero pasquale, che configurandoci a Cristo, ci consente di conformarci a lui rendendoci capaci di essere, sentire e agire come lui nella Chiesa e nel mondo. È così che si diventa testimoni. Lo ricordava qualche giorno fa a Ratisbona il Santo Padre Benedetto XVI: “Essere testimoni di Gesù significa essere testimoni di un determinato modo di vivere. In un momento pieno di confusione noi dobbiamo dare nuovamente testimonianza degli orientamenti che rendono una vita veramente vita. Questa è la responsabilità dei cristiani”.
    Occorre pertanto rendere vitale la nostra coscienza battesimale, a partire da un’attenzione speciale ai cammini di iniziazione di adulti, ragazzi e giovani, come noi Vescovi italiani abbiamo richiamato in questi ultimi anni.
    Le nostre comunità parrocchiali devono essere in grado di offrire questi cammini in tutte le stagioni e in tutte le situazioni della vita, conoscendo chiaramente e contestualizzando fedelmente, coraggiosamente, unitariamente, quanto è indicato nelle tre Note della Conferenza Episcopale Italiana sulla iniziazione cristiana, con particolare attenzione alla terza, per il risveglio della fede nei battezzati, condizione ineludibile per la conversione personale e per la riconversione pastorale delle nostre parrocchie nella loro fondamentale identità, quella missionaria.
  8. Non possiamo ignorare che anche da noi vi sono non battezzati che domandano di diventare cristiani; battezzati il cui battesimo è rimasto senza risposta e vivono di fatto lontani dalla Chiesa; battezzati la cui fede è rimasta allo stadio della prima formazione cristiana, forse mai rinnegata ma in qualche modo sospesa; battezzati adulti e giovani che non accedono agli altri sacramenti della iniziazione cristiana, mentre aumenta il numero di coloro che non partecipano normalmente alla Messa domenicale e si aggrava la frattura tra le fede e la vita.
  9. Le Assemblee particolari, che si svolgeranno in questo mese presso i Centri pastorali diocesani e i Consigli pastorali parrocchiali, costituiscono momenti privilegiati di quel discernimento comunitario che tutti, vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi/e, operatori pastorali e associazioni laicali, siamo chiamati a compiere per dare risposte pensate, concrete, lungimiranti, coraggiose a domande che si fanno sempre più urgenti, come quelle proposte dal nostro Ufficio Pastorale e affidate a tutti voi.
    Partecipare a queste Assemblee, prima che un dovere, è una esigenza di comunione e di missione. È la risposta al Signore che chiama per costruire tutti insieme con lui il futuro della nostra Chiesa.
    Invochiamo ogni giorno, senza stancarci, lo Spirito Santo datore dei doni e luce dei cuori. È lui l’agente principale di ogni rinnovamento personale e comunitario. È lui che piega ciò che è rigido, bagna ciò che è arido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. È lui lo Spirito Consolatore che, secondo la promessa del Signore Gesù, il Padre ha mandato nel suo nome, per insegnarci ogni cosa e ricordarci quello che lui ha detto (Gv 14,26). È lui che “attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio” (Gv 20,22). È lui che con i sacramenti della iniziazione cristiana ci dona la forza per essere testimoni di Gesù Risorto.
    E affidiamoci con fiducia all’intercessione di Maria che dall’alto della Croce Gesù ci ha donato come madre.
    Stando alla sua scuola, come ha fatto P. Puglisi, impariamo a penetrare più profondamente il mistero del suo Figlio Crocifisso e Risorto, per testimoniarlo nella vita con la gioia della speranza.

+ Card. Salvatore De Giorgi

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