Una giornata al
Centro Parrocchiale di Accoglienza
“Padre Nostro”

Tra il 15 e il 19 luglio un piccolo gruppo di ragazzi Cresimandi provenienti dalla parrocchie Vergine di Montserrat e Sant’Anna di Marrubiu (OR) è venuto a Palermo per un campo estivo.

L’obiettivo del parroco, don Alessandro, e dei catechisti è stato quello di aiutare i ragazzi a cogliere il rapporto profondo tra fede e vita cristiana. La fede, attraverso lo Spirito Santo, cambia e guida la vita dell’uomo nella scoperta dei tanti segni della presenza di Dio nella storia del mondo.

Il programma di questo campo estivo prevedeva: la partecipazione al “percorso di legalità” in collaborazione con la Polizia di Stato; la partecipazione ad un percorso guidato, incentrato sulla vita e sulle opere di Padre Pino Puglisi, vittima della mafia; la condivisione sull’attuale missione di speranza e carità di Biagio Conte, frate laico di Palermo, coinvolgendo i giovani in alcuni laboratori della missione.

In questo articolo riportiamo le testimonianze sulla giornata vissuta al Centro Parrocchiale di Accoglienza “Padre Nostro”, fondato da Padre Pino Puglisi il 16 luglio del 1991, di alcuni giovani, degli accompagnatori, di don Alessandro e di Valentina Casella volontaria della Parrocchia San Gaetano a Brancaccio.

Le testimonianze di:

Silvia (giovane cresimanda dela parrocchie di Marrubiu)
Valentina (volontaria della Parrocchia San Gaetano a Brancaccio)
don Alessandro (parroco della parrocchie di Marrubiu)
Andrea (accompagnatore)
Ilenia (accompagnatore)

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Dalla testimonianza di Silvia (giovane cresimanda dela parrocchia di S.Anna a Marrubiu)

Giornata di ieri, nella mattinata è iniziata verso le 9:00, quando ci siamo incamminati in macchina verso Brancaccio, vicino a Palermo. Arrivati lì siamo stati accolti nella chiesa dove circa tre decenni fa era parroco Don Pino Puglisi. Gli animatori ci hanno subito presentato il quartiere in cui ci trovavamo e ci hanno successivamente guidati nelle sue strade, con la raccomandazione di non fare commenti e non fissare le persone che incontravamo. Per le strade abbiamo tutti riscontrato inquinamento, spazzatura, degrado e povertà.

Eravamo spaventati, e quasi impressionati da quello che vedevamo. Una volta tornati in parrocchia, ci è stato presentato un argomento che esprimeva emozioni completamente diverse da quelle che avevamo appena provato. Di fronte all’orrore che avevamo appena visto, ci presentarono delle foto di ragazzi sorridenti, in compagnia di Don Pino Puglisi.

Era strano vedere quelle immagini, messe a confronto alla realtà che avevamo appena vissuto. Era per farci capire che Don Pino, nonostante stesse in quel paese, pieno di gente cattiva e di mafiosi, vedeva solo il bello e il positivo di quello che aveva intorno. Il perché di questa diversa esperienza lo capiremo solo in futuro. Dopo il pranzo, condiviso con alcuni membri della parrocchia e altri ragazzi che venivano da fuori, ci hanno portati nel posto in cui è stato fisicamente ucciso Don Pino. Come prima cosa Valentina, un’animatrice, ci ha fatto ascoltare un audio, più precisamente la confessione di Salvatore Grigoli, l’uomo che fisicamente aveva premuto il grilletto il 15 settembre del 1993. La cosa sorprendente fu sicuramente la freddezza con cui lui aveva ammazzato Don Pino, consapevole che fosse un sacerdote.

Chi lo fece uccidere, credeva che ammazzando lui, si sarebbe sicuramente fermata quella sorta di rivolta che si stava allargando. Invece dopo la morte di Don Pino, molte persone si aprirono al suo pensiero e seguirono la sua strada. Inoltre, Valentina, ci ha fatto un paragone tra la vita di Gesù e la vita di Don Pino. Per esempio, alla morte di Gesù, furono due le persone che si convertirono, il ladrone e il centurione, così alla morte di Don Pino, furono i suoi due assassini a convertirsi. Nel momento in cui Puglisi fu fermato davanti al portone di casa sua, non provò a fermare i due assassini, ma fece un sorriso e disse “Me lo aspettavo”.

Fu questo che fece scattare un segnale nei due killer, perché alla loro freddezza si contrappose l’amore e la fede di Don Pino. Durante il poco tempo che Puglisi restò nella parrocchia riuscì a cambiare molte cose e a far convertire molte persone. Lui sapeva che per quello che stava facendo andava incontro al pericolo e al rischio, ma decise comunque di continuare a fare quello in cui credeva, pur sacrificando la sua vita. Noi siamo creati dal Signore per essere santi, e la nostra quotidianità deve essere sempre intrisa della nostra fede. È questa un’esperienza che rimarrà per sempre nel nostro cuore e nella nostra mente.

Silvia

La testimonianza di Valentina (volontaria della Parrocchia San Gaetano a Brancaccio)

L’estate nella parrocchia San Gaetano a Brancaccio ormai da 5 anni pieni è un via vai di gente. Volti che vanno via per le vacanze, volti che arrivano per conoscere. Sono tanti gli sguardi che durante l’anno mi capita di incrociare, sono per lo più sguardi di giovani, di ragazzi. Sguardi curiosi, meravigliati, sconvolti, arrabbiati, infastiditi, commossi dalla storia che si trovano davanti. Una storia che mi appartiene non solo perché è quella del luogo in cui sono nata e che vivo, ma perché, come ho detto in altre occasioni, è la storia di un padre che si prende cura dei suoi figli ancora oggi.

Raccontare Brancaccio e 3P è raccontare anche la mia storia.  Come dicevo, tutto l’anno è un incrocio di sguardi, che durante l’estate con i tempi più comodi e dilatati, diventa un incontro di vite, perché magari riesci a condividere anche un pranzo insieme e si sa per noi siciliani la tavola è il mezzo di comunicazione più efficace.

L’incontro con i ragazzi di Monica è stato uno degli incontri che più mi ha meravigliato e colpito piacevolmente. Sentimenti contrastanti hanno preceduto tutto, da un lato la preoccupazione per la giovane età, la paura di una storia troppo grande per loro, che faceva a cazzotti con il desiderio forte di non voler addolcire, omettere o nascondere la verità dei fatti. Un mondo diverso, ancora ovattato, che si scontra in una calda mattina di metà luglio, con una realtà totalmente diversa, dai contorni duri, che può spaventare ancora e che è difficile da amare.

La sorpresa finale, la mia questa volta, nel vedere quei volti, quegli sguardi cambiare durante il racconto, riempirsi di lacrime anche, ma capaci di sopportarne il peso e custodirne il contenuto.

Non possiamo sapere cosa riserverà il futuro a questi ragazzi, abbiamo la sicurezza che accanto a loro c’è anche 3P, che saprà custodirli e accompagnarli come ha sempre fatto nei suoi 33 anni di sacerdozio. A me resta magari la stanchezza, ma soprattutto l’immensa gratitudine per i tanti doni che Brancaccio riserva.

Valentina

Dalla testimonianza di don Alessandro  (parroco delle parrocchie Vergine di Montserrat e Sant’Anna di Marrubiu)

A conclusione del campo estivo vissuto con i ragazzi, sento, anche io, di esprimere le mie sensazioni.

Nei giorni scorsi, i ragazzi, a turno, hanno condiviso, attraverso questo sito, con l’originalità del loro linguaggio e delle loro sensibilità, una varietà di emozioni, incontri, storie drammatiche e storie di speranza con la visita a luoghi mai visti e incontri con testimoni.

Ho osservato attentamente i ragazzi e ho ringraziato Dio per il dono del mio sacerdozio, che, proprio nello stare con loro, mi aiuta a scoprire, giorno per giorno, il senso della fede che è vera se grembo generativo di vita.

Ho provato profonda commozione davanti alla grandezza di don Pino Puglisi… avevo già letto qualcosa su di lui, ma vedere la sua opera e ascoltare i suoi ragazzi parlare di lui (ex alunni al liceo) ha suscitato un sentimento di lode e gratitudine a Dio per il dono del presbiterato che oggi vivo a servizio di Marrubiu e Sant’Anna.

Ogni giorno i nostri ragazzi, attraverso i media, assistono a terribili e inquietanti pagine di cronaca che vedono i ministri della chiesa coinvolti in storie che nulla hanno a che fare con il Vangelo.

Attraverso questo viaggio, i ragazzi hanno conosciuto un gigante di spiritualità e concreta carità nel quotidiano, in quella che don Pino considerava la sua famiglia: la Parrocchia di Brancaccio, la sua Parrocchia.

Il Signore compie grandi cose se entriamo nella logica del chicco di grano che, morendo ogni giorno a sé stesso, produce un frutto che si moltiplica e si rigenera nel tempo.

Ecco, allora, che questo viaggio è servito a me!

Davanti alla casa di don Pino (un modestissimo appartamento, in un condominio popolare) e sul luogo esatto dove lui è stato assassinato, dopo aver ascoltato Valentina e Miriana, due animatrici della Parrocchia di Brancaccio, a stento, sono riuscito a trattenere le lacrime.

Collegata alla vita di don Pino Puglisi anche la testimonianza di vita di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Emanuela Loi, degli agenti della scorta e tanti altri che, come don Pino, hanno vissuto senza trattenere nulla della loro vita per sé, ma offrendo la loro generosa testimonianza nel servizio quotidiano della loro missione culminata con l’offerta della propria vita. Anche la testimonianza di Peppino Impastato, un giornalista di Cinisi ucciso dalla mafia ci ha coinvolto, nel nostro itinerario sulla responsabilità e legalità.

Ma i santi non sono degli eroi… sono coloro che vivono la vita tra debolezze e cadute, tra fatiche e speranze, sono – ci ricorda Papa Francesco – gli uomini e le donne della porta accanto. Anche di questo abbiamo fatto esperienza grazie a una coppia di sposi: Monica e Nicola, che ho guardato come un vero dono per me e per tutto il gruppo. Una coppia che, aperti alla vita in tutti i sensi, insieme ai loro cinque figli, ci hanno accompagnato, ogni giorno, nelle diverse tappe del nostro campo e, attraverso la loro vitalità e testimonianza evangelica, hanno parlato con i ragazzi come testimoni di vita.

[…]

Grazie al caro don Maurizio, parroco di Brancaccio, per averci ospitati, insieme agli operatori pastorali del Centro Padre Nostro fondato da don Pino Puglisi come punto di riferimento nel quartiere.

don Alessandro

Dalla testimonianza di Andrea

Sono state giornate intense, dense di emozioni ed esperienze, vissute insieme ai ragazzi e agli accompagnatori dalla mattina alla sera.

[…]

Il Discorso “mafia” è stato trattato in maniera passionale e drammatica, come realmente è. Valentina ci ha illustrato i meccanismi mafiosi e le metodologie di persuasione dei vari “Boss”. Grazie alla collaborazione e all’impegno della Polizia di stato, abbiamo visitato i luoghi delle stragi di mafia e rivissuto la successione degli eventi più importanti.

Mi ha personalmente colpito il coraggio e la risolutezza di una comunità che è riuscita a farsi valere e, grazie all’opera dello Spirito Santo, nelle mani sapienti di Padre Pino Puglisi e altre persone come Falcone, Borsellino, Peppino Impastato, è riuscita a far uscire allo scoperto i vari padrini e indebolire la rete di violenze, soprusi, prepotenze che impestavano i quartieri di Palermo.

[…]

Grazie a Don Alessandro per la pazienza e la dedizione con cui ha gestito ogni momento e per le attenzioni dimostrate a tutti con i piccoli gesti di ogni giorno che riempiono il cuore di gioia.

Andrea

Dalla testimonianza di Ilenia (accompagnatore)

I giorni scorsi i ragazzi hanno fatto dei bellissimi report su questa esperienza meravigliosa che abbiamo vissuto perciò mi limiterò a raccontare le mie impressioni e ciò che più mi ha colpito!

La prima cosa che mi viene in mente è il coraggio che hanno avuto Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e don Pino Puglisi andando contro tutto con la convinzione di poter cambiare le cose anche a rischio della vita stessa! Spero che questo resti nel cuore dei ragazzi in modo che capiscano che nella vita con coraggio si può raggiungere ogni obiettivo.

Poi ancora ho trovato significativo e toccante lo sguardo di don Pino verso la vita e verso il suo prossimo! Uno sguardo puro, positivo, capace di vedere il buono in ogni situazione è in ogni persona che incontrava. Questo è emerso dalle testimonianze di diverse persone che lo hanno conosciuto ed è una caratteristica che dovrebbe esserci in ogni persona di fede.

Lui è riuscito nel giro di poco più di due anni a dare NUOVA VITA ad un quartiere, Brancaccio, che era ormai in degrado. Ma lui con la fede che lo animava ha lavorato per dare un futuro alle nuove generazioni! E anche dopo la sua morte, che non ha fermato chi lavorava al suo fianco, si continua a portare avanti il suo messaggio d’amore. Mi porto a casa un carico di belle emozioni ma soprattutto la bellezza della condivisione, con i ragazzi e con gli adulti, che rende speciale ogni cosa! Spero che la nostra parrocchia possa proporre esperienze simili anche nei prossimi anni.

Ilenia

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