PADRE PUGLISI MAESTRO DI PREGHIERA

di Maria Chinnici

3P è stato anche un maestro della preghiera. Maria Chinnici, sua amica e medico a Palermo, ha condiviso con padre Pino Puglisi un cammino di crescita e approfondimento spirituale: in questo articolo scritto per il nostro blog ricorda l’interesse del sacerdote per il corso di “meditazione profonda” del gesuita padre Mariano Ballester. E di come lo stesso padre Puglisi sia stato, dietro le quinte, tra i “motori” della scuola diocesana di preghiera. Il libro di Ballester (“Meditazione profonda e autoconoscenza”) è tra quelli ritrovati in casa di Puglisi dopo la morte e oggi ospitati nella biblioteca del seminario di Palermo a lui dedicata.

Ho conosciuto padre Pino Puglisi nel lontano 1978, quando mi ero ritirata a Baida a pregare in un momento di crisi personale. Non c’era nessuno a Baida, soltanto alcuni seminaristi guidati da lui. Mi vide sola e mi invito’ a pregare insieme a loro e si mostro così dolce da sciogliere ogni mia resistenza. Da quel momento in poi lo ritrovai sempre sulla mia strada. Lavorando insieme per tantissimi anni alla Consulta giovanile dell’apostolato dei laici, al Centro diocesano vocazioni alle missioni popolari, alla scuola diocesana di preghiera.

In particolare ricordo con piacere l’esperienza, fatta insieme a lui, della meditazione profonda ed autoconoscenza, condotta da padre Mariano Ballester: intensa esperienza di silenzio, di pace e di rinnovamento. Non credo proprio che lui avesse bisogno di tutto questo perché il suo era un animo semplice e in quanto tale perfettamente centrato ed armonico. Questa via spirituale, che è ancora la mia, adesso anche come insegnante, riesce a condurti per mano in una sorta di centratura della persona, abitando la propria essenza divina, dopo un dovuto sopralluogo conoscitivo di come si è fatti.

Una via spirituale che si serve delle tecniche del triplice silenzio (mente, cuore e corpo) per ritrovarsi nel Grande Silenzio della comunione più intima con Dio. Lui ha, con estrema serietà, seguito il corso introduttivo e me lo ricordo, come fosse ieri, seduto in cappella, con la schiena diritta, gli occhi chiusi …respirava lentamente per portare se stesso nella presenza consapevole ed entrare sveglio ma rilassato nel suo “Sancta Santorum”. Sorridevo da dietro nel vederlo così…lui non aveva proprio bisogno di queste tecniche perché era già in quello stato di equilibrio e connessione mistica.
Da questo inizio, intorno agli anni ’90, nacque la Scuola diocesana di preghiera, per me sublime esperienza. Ci ospitava la chiesetta di S. Cristina, vicino al Seminario Arcivescovile, e con l’aiuto dei seminaristi si offrivano momenti di preghiera intensa, di diversa natura ed appartenenza spirituale, preceduti dalla spiegazione teorica, così per l’antica tradizione della lectio divina, per la liturgia delle ore etc. Prima della preghiera vera e propria, si aiutava la persona ad entrare nel silenzio respirando soavemente, rilassando il corpo, acquietando le emozioni e calmando la mente. Il posto veniva preparato con grande amore …fiori, candele, profumi. Padre Pino era sempre aperto, pronto ed attivo per offrire il meglio dell’esperienza divina su questa terra.
Di lui cosa posso dire? Era un perfetto seguace di Gesù, semplice, coerente, determinato, felice, amante della vita, spiritoso, estremamente generoso, fidato e soprattutto amico. Delicato come una piuma, accarezzava le anime di molti giovani ed anche la mia si senti’ soavemente abbracciata. Un fratello che ti dava la misura della bellezza della vita e sul quale potevi contare sempre. 
In realtà lui si divertiva con tutti noi e tutto quello che faceva aveva la regola dell’entusiasmo, della passione e della serietà di un impegno preso e sempre mantenuto. Mi manca di lui soprattutto l’amore con il quale si accostava ad ogni persona che era rispetto, discrezione, desiderio di dare spazio ad ogni anima perché ognuno si sentisse importante per Dio.
La sua santità consisteva probabilmente nella sua innata coerenza per ciò che riguarda la sua forte fede in Gesù Cristo. Lui semplicemente ascoltava le parole della sorgente viva zampillante nel suo petto. Quanto si divertiva a cantare, a ballare, a mangiare, a ridere insieme a noi e così viveva la sua vita e la vita di ognuno di noi. La sua testimonianza pesava come una piuma leggera ma penetrava come un coltello affilato.
Sinceramente penso alla sua come la migliore testimonianza che un cristiano possa fare della sua vita Parlava solo quando era necessario. Nessuna predica, nessuna imposizione, nessuna forzatura; silenziosa presenza viva cioè un vero uomo di Dio. Adesso lo so più di prima, adesso che non lo posso vedere più; adesso me ne rendo ancora più conto e ringrazio il cielo per averlo messo sul mio cammino. Non perché adesso lo hanno beatificato e lo faranno santo e quindi potrò dire di averlo conosciuto ma perché mi sento amata da Dio e fortunata per come il cielo mi ha parlato attraverso di lui. 
Quando eravamo insieme nelle esperienze proposte ai giovani, spesso leggeva il racconto di Lia Cerrito che si intitolava “Il discepolo”. Chi ha letto questo testo sa bene perché lui lo amasse tanto …forse neanche lui ne era consapevole… ma in realtà la figura di quel discepolo era la sua. Gli promisi che avrei provato a rappresentarlo con uno spettacolo in teatro, una specie di recital e lui ne era felice. In realtà l’ho realizzato dopo la sua morte e credo fermamente che lo abbia visto da lassù e che ne sia rimasto compiaciuto. Non perché fosse fatto bene ma perché lui si sarà un po’ guardato allo specchio finalmente.

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