Don Pisciotta:
«Quando nel ’65
l’amico Pino venne all’improvviso alla mia laurea…»
dal Quindicinale della Diocesi di Mazzara del Vallo 14 maggio 2013
per gentile concessione di S. Ecc. Mons. Domenico Mogavero,
Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo
I miei ricordi con don Pino, così preferisco chiamarlo, vanno dal lontano anno scolastico 1953/54 sino alla sua morte. Quell’anno da Mazara del Vallo mi ero trasferito al Seminario arcivescovile “San Mamiliano” di Palermo per frequentare il corso liceale. Nei tre anni di liceo con don Pino siamo stati compagni di scuola inseparabili: nella stessa classe, nello stesso banco e vicinissimi nell’ampio camerone dove si dormiva, o, meglio, avremmo dovuto dormire. Dico avremmo perché Pino aveva l’ingrato compito di risvegliarmi tutte le volte che per il mio russare non permettevo agli altri di prendere sonno. Mi ricordo che mi svegliava con la punta del parapioggia e dispiaciutissimo mi diceva: «Pitrineddu (allora ero piccolo) … mi dispiace, ma non possiamo dormire!». «Sì, rispondevo sollecito, dormite perché ora, per un poco, non mi addormenterò…», poi, come prima.
DON PINO ERA SEMPRE DOLCISSIMO, ATTENTO, STUDIOSO E SEMPRE SOLLECITO NELL’AIUTARE TUTTI I RAGAZZI. IO, ALLORA, ERO VETERANO NELLA VITA DEL SEMINARIO; AVEVO GIÀ TRASCORSO CINQUE ANNI NEL SEMINARIO VESCOVILE DI MAZARA DEL VALLO, ED ERO STATO INVIATO A PALERMO PERCHÉ QUELL’ANNO ERO SOLO NELLA PRIMA LICEALE. PINO, VICEVERSA, PROVENIVA DALLE SCUOLE STATALI E QUELLO PER LUI ERA IL PRIMO ANNO DI SEMINARIO. PROVENIVA DA UNA FAMIGLIA ASSAI SEMPLICE (IL PADRE ERA ARTIGIANO E LA MADRE ERA SARTA) E PINO SI AFFIATÒ SUBITO CON ME E LO TROVAI VICINO A ME SEMPRE SINO ALLA SUA MORTE.
Eravamo allora dodici studenti liceali nella stessa classe e il cardinale Ernesto Ruffini ci soleva chiamare: i miei futuri sacerdoti d’oro (non perché eravamo troppo bravi o buoni, ma perché saremmo stati ordinati nel 1960, anno del suo 50° anniversario di sacerdozio). Divenuto prete, mi sono iscritto all’Università per la laurea in filosofia; don Pino ne fu felice e, sempre sollecito, si informava da me sull’andamento degli studi. Il giorno della laurea mi incontrai con Pino, presto il beato Pino Puglisi, davanti l’Università e, avendo appreso che mi trovavo a Palermo per la laurea, si liberò da tutti gli impegni e volle essermi vicino al momento della proclamazione del dottorato. Naturalmente mi fece molto piacere: io ero andato a Palermo da solo e, per caso, in quel momento ci siamo trovati in tre nell’androne dell’Università: io, don Pino Puglisi e l’architetto Benj Antonini, anche questi per caso incontrato tra le arcate dell’Ateneo. Ricordi belli, immortalati solo da qualche fotografia. Conseguita la laurea, non è mancato il caffè al bar con un gelato. Allora, penso, non si facevano i pranzi o le cene di occorrenza.
Non voglio stancarvi con i miei ricordi ma voglio solo dirvi: don Pino Puglisi era veramente meraviglioso. Certo, don Pino Puglisi fu sempre legato alla sua Chiesa di Palermo, anche quando la volontà dei suoi superiori lo destinò parroco nello sperduto paesetto di Godrano. Lo invitai in quegli anni, dopo averne parlato con il mio Vescovo, sulla possibilità di trasferirsi nella Diocesi di Mazara del Vallo, dove sarebbe stato accolto a braccia aperte e dove il Vescovo gli avrebbe offerto un campo di apostolato consone alle sue capacità di giovane sacerdote aperto e sensibile alle dinamiche pastorali. Mi guardò negli occhi, mi sorrise, e con gesto risoluto mi disse: «Pietro, sono stato ordinato per servire la Chiesa di Palermo, mio dovere è obbedire».
Caro don Pino, ti sarebbe stato caro venire ad abitare a Castelvetrano, vicino la famiglia di tuo fratello, ma forse la Chiesa di Dio non avrebbe avuto in te oggi un martire della mafia, né io un amico beato in cielo che prega per me. Grazie, don Pino, sei sempre un amico, ma… non dimenticarti mai di me! Io ho bisogno della tua intercessione.
Don Pietro Pisciotta
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