BERTOLONE:
PUGLISI AVREBBE SORRISO
PER IL FRANCOBOLLO CHE IL VATICANO GLI DEDICA
Da monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro e Postulatore della causa per la Beatificazione di don Giuseppe Puglisi riceviamo e con gioia pubblichiamo questo articolo sull’emissione di un francobollo del Vaticano per il sacerdote-martire di cui quest’anno ricorre il 25° dell’omicidio.
di Mons. Vincenzo Bertolone
Nella giornata di oggi l’Ufficio filatelico dello Stato della città del Vaticano metterà in circolazione un francobollo commemorativo dedicato a don Pino Puglisi, per ricordare il venticinquesimo anniversario della sua uccisione per mano della mafia. Credo che di fronte ad una notizia del genere, mite, timido e riservato com’era, padre Puglisi si sarebbe lasciato andare ad un sorriso, il sorriso al quale non rinunciava mai e che dono’, come segno di coraggio e perdono, anche ai suoi carnefici, quella sera del 15 Settembre del 1993. Si disse allora, e si è ripetuto per tanto tempo, che chi lo uccise, e chi diede l’ordine di ammazzarlo, pensò di aver finalmente chiuso per sempre la bocca ad un uomo scomodo, ad un prete che dava fastidio perché aveva scelto di essere e fare il prete. In realtà non fu così, e lo dimostra anche questo francobollo, con l’omaggio che attraverso esso si rende alla figura del beato Puglisi. Sullo sfondo una chiesa, segno della fede e dell’obbedienza a Cristo e al Vangelo che lo ispirò fino alla fine. In primo piano la sua gente, la gente e soprattutto i bambini di Brancaccio, per i quali si spese perché, proprio attraverso l’insegnamento evangelico, trovassero la forza di difendere diritti e di camminare nella luce di Dio.
Poteva Cosa Nostra, ossequiosa del dio denaro e del potere, tollerare tutto ciò, perdendo di prestigio ed autorità? Non poteva. E lo uccise. Ma commise il suo errore più grande: Puglisi, come questo omaggio alla sua memoria dimostra, vive ancora. Ed ancora è punto di riferimento. Tocca a noi accoglierlo e seguirne l’esempio, ricordando le sue parole: “Venti, sessanta, cento anni… la vita, diceva, ma “a che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa – spiegava – è incontrare Cristo, vivere come lui, annunciare il suo Amore che salva. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo”. Quel mondo, aggiungo io, che siamo chiamati a fare nostro e ad incarnare, con un sentimento contagioso che è capace di varcare confini e frontiere, proprio come fosse un francobollo.
Catanzaro, 5 febbraio 2018
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