Dialogo immaginario tra Rosalia (la Santa) e Pino (il Beato)
di Francesca Picciurro
Rosalia: nni tuccò a entrambi a settembre, evè, Pino? Per me, indolore. Morte naturale.
Pino: non posso dire lo stesso, Rosi. Però non ho sofferto. Un proiettile nella nuca e via. S’allibbirtaru subito.
Rosalia: quant’è passato?
Pino: eh, cara mia! Quest’anno festa grande. 25 anni. “Padre Pino di qua e Padre Pino di là”. Li devi sentire i Palermitani. Figurati che, quest’anno, sta venendo pure il Papa, in mio onore! Strade pulite, sicurezza, città vestita a festa. E cu u po fari?
Rosalia: talè, non mi dire niente, Pino. Da 394 anni, mi hanno sempre in bocca. E li devi vedere a luglio. Miiii! Scoppiano di devozione. Fistini, ballitti e virticchi.
Pino: Va be’, Rosalí, ma tu sei la Patrona. Che fa? Non ti festeggiano?
Rosalia: certo! Quannu ci cummieni a iddi. Bieddi su.
Pino: eh, lo so. Lo so. Ti pare che sono contento per tutta ‘sta organizzazione in mio nome? Io minni vulissi stari bello tranquillo. Il mio l’ho fatto, ma non sembra l’abbiano capito. Per tutte le volte in cui mi sono sentito nominare, da qualche mese a questa parte, mi vennero gli acufeni! Si mettono in bocca la parola “antimafia” e ci pare che così si lavano la coscienza. I primi i politici. Mi vieni i chianciri, Rosalia!
Rosalia: Pino, te ne stai accorgendo ora? I Palermitani sono così. Luccicano da un lato e dietro sono ruggine. Avi ca i canusciu! Veramente ci sono pure quelli che sono ruggine da entrambi i lati!
Pino: io non riesco ad abituarmi all’idea. È per questo che sono morto. Perché avvenisse una rivoluzione di valori e di atteggiamenti. Ma niente. Dopo 25 anni, su siempri i stissi.
Rosalia: a me lo dici, Pino? Stasera, per esempio, ci sarà il Viva Maria!
Pino: il Viva Maria? Non era Viva Santa Rosalia?
Rosalia: amunì, Pino, un babbiari! Lo sai a cosa alludo.
Pino: e che fa, non lo so? Pure io venivo a trovarti, Rosi. Tu scurdasti?
Rosalia: mi ricordo, eccome! Miiii, arrivavi bello sudato! Però ora, credimi, non ne posso più. Devi vedere quello che lasciano sti ‘ngrasciatunazzi. Acchiananu, scinninu, cantano, ballano. Addivintò gita fuori le mura. Si viennu a battiri u piettu, devotissimi, e poi un si talìanu ‘nna facci, l’uno con l’altro. Io m’abbilìu e basta. Miracoli un ci nni vuogghiu fari cchiù. Si ricordano che esisto 2 volte all’anno, giusto ti pare?
Pino: no, che non è giusto.
Rosalia: lo sai che ti dico: ma perché non diventi compatrono? Accussì a pigghiata pu culu nna spartiemu!
Pino: come funziona? Devo fare domanda?
Rosalia: se vabbé. Pino, ma tu sicuro parroco a Palermo eri? Ti serve la raccomandazione! Ti raccomando io. L’hai detto tu stesso: sono la Patrona!
Pino: no, Rosi. Non posso accettare.
Rosalia: lo sapevo! Non ti smentisci mai, Pino! Babbiavo!
Pino: beata tu che hai sempre voglia di babbiare su queste cose!
Rosalia: beato ci sarai tu! Io Santa sono! Ahahah!
Pino: quannu rici tu a finisci! Allora, Rosalì, che dobbiamo fare? Tu miracoli non ne vuoi più fare. Ma io non ho le forze per fare tutto da solo. Ti ricordo che “se ognuno fa qualcosa, allora si può fare tanto.” Diamo noi l’esempio.
Rosalia: va bene, Pino. Anche se mi chiedi assai. Questi vanno salvati da loro stessi. La peste del 1624 fu una passeggiata, messa a confronto con il lavoro che ho da fare oggi: mafia, prepotenza, tracotanza, disonestà, illegalità, disoccupazione, violenza, razzismo, bullismo… Su belli assortiti; ti pari ca n’hannu sulu una? Però, no; non li abbandono, te lo prometto, Pinú.
Pino: questa volta sei tu a non smentirti. Adesso vado, vado a comprare il vestito buono per la grande festa. Ti abbraccio, Rosalia.
Rosalia: ciao, Pino! Vado anche io, che stasera ho ospiti! Devo sistemare l’oro; almeno chiddu ca m’arristó!
Bellissimo dialogo che evidenza in modo a volte ironico le sfaccettature del popolo palermitano.Bellisdimi i riferimenti a “Pino” immolatosi per una giusta causa ma che purtroppo si trova a costatare che dopo 25 anni poco o niente è cambiato