APERTURA DELL’ASSEMBLEA PASTORALE
XI ANNIVERSARIO DELL’UCCISIONE DEL SERVO DI DIO
DON PINO PUGLISI
OMELIA DEL CARDINALE ARCIVESCOVO
Cattedrale, 15 settembre 2004
- La visione evangelica della Madre di Gesù, che ai piedi della croce si unisce al sacrificio redentore del Figlio suo, divenuto “causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”, da 11 anni sembra l’icona della Chiesa di Palermo. L’icona della Chiesa madre, che fa memoria del sacrificio di uno dei suoi figli migliori, il servo di Dio P. Pino Puglisi, sacrilegamente e proditoriamente ucciso dalla mafia, perché, svolgendo con spirito missionario il suo ministero presbiterale, cercava di educare le nuove generazioni al Vangelo della verità, della vita e dell’amore, sottraendole, così, alla pseudocultura tuttora in agguato della menzogna, della morte e dell’odio.
Dai suoi scritti, dalla sua predicazione e da tutta la sua azione pastorale traspare una incontenibile ansia missionaria, ma anche il segreto che la teneva continuamente accesa e la forza che lo sorreggeva nell’affrontare serenamente le difficoltà apostoliche e soprattutto le minacce di quanti volevano ostacolare il suo impegno di evangelizzatore: minacce che non lo hanno scoraggiato, non lo hanno fatto fuggire da Brancaccio, non lo hanno fermato, se non quando sono state messe barbaramente in atto con l’agguato mortale che egli si aspettava. Stupenda testimonianza di coerenza e di fortezza cristiana e sacerdotale, esemplare per tutti e mai da dimenticare. - Il segreto della sua ansia missionaria era la convinzione attinta e continuamente rafforzata alla scuola della Parola di Dio della quale si nutriva con animo orante e contemplativo per trasmetterla con eccezionale capacità di comunicazione. “Nella Parola di Dio – egli affermava in un campo scuola – noi troviamo la luce per capire chi siamo, da dove veniamo, che cosa dobbiamo fare, che cosa è bene che noi andiamo via via compiendo nella nostra vita”.
La forza propulsiva della sua instancabile azione missionaria era l’Eucaristia. Ha scritto un suo biografo, educato da ragazzo alla sua scuola: “E poi quelle Messe! Si percepiva già dagli stessi preparativi che per lui la celebrazione della Eucaristia era un momento fondamentale della giornata, di quel ritiro, di quella esperienza; si percepiva bene come in quell’incontro avrebbe posto in essere tutto se stesso e tutti coloro che erano con lui. Quando celebrava era troppo attento, impegnato, coinvolto in quello che faceva, in quello che diceva, in ciò che aveva tra le mani”.
Ho ritenuto doveroso ricordare il grande amore per l’Eucaristia di P. Puglisi perché è come il messaggio che egli ci rivolge quest’anno all’apertura dell’Assemblea Pastorale Diocesana sul tema che traccia la nuova tappa del cammino della nostra Chiesa, “L’Eucaristia forza propulsiva della parrocchia missionaria”. - Dell’Eucaristia, – in questo Anno Eucaristico, che si concluderà dal 14 al 21 novembre prossimo col primo Congresso Eucaristico diocesano del nuovo millennio -, tutte le parrocchie nei Congressi Eucaristici parrocchiali hanno messo in evidenza la forma plasmatrice della comunione, come segno di unità e vincolo di carità. Ringrazio i carissimi Parroci per lo zelo dimostrato nel ridestare quello “stupore eucaristico”, che deve indurci a celebrare l’Eucaristia e a parteciparvi con sempre maggiore dignità, consapevolezza e fedeltà. Anche per questo, come ho scritto nella mia lettera ai Parroci nel luglio scorso, in tutte le Messe festive dell’Arcidiocesi da domenica prossima a quella del 7 novembre, le omelie avranno come oggetto i contenuti del nuovo Ordinamento Generale del Messale Romano secondo gli schemi inviati dall’Ufficio Liturgico Diocesano.
I profondi richiami dottrinali, le chiare spiegazioni rituali e le appropriate indicazioni spirituali in esso contenuti costituiscono la base più sicura per promuovere la formazione liturgico-eucaristica alla quale ci ha esortati il Santo Padre con l’Enciclica Ecclesia de Eucharistia (EdE). Molto si è fatto nella nostra Chiesa al riguardo dopo il Concilio. Ma molto resta ancora da fare: non tanto per la fedeltà alle norme liturgiche, che in genere viene garantita dalla coerenza ministeriale della stragrande maggioranza dei nostri presbiteri, quanto per la comprensione del mistero che si celebra e per la sua traduzione nella vita personale, familiare, ecclesiale e sociale. - L’Anno Eucaristico diocesano si concluderà col Congresso Eucaristico, ma si prolungherà nel nuovo anno liturgico-pastorale, perché il Santo Padre ha voluto che l’anno 2005 sia un Anno Eucaristico per tutta la Chiesa affidandolo a Maria. Questa lieta novità per la nostra Chiesa, che si era proposto di concludere il triennio pastorale (2003-2005) con un Anno e un Congresso Mariano, è un ulteriore invito a vivere la nuova tappa del cammino continuando a conoscere l’Eucaristia alla scuola di Maria, “donna eucaristica con l’intera sua vita” (NMI, 53).
E alla scuola di Maria, la Madre di Gesù, – che nella persona di Giovanni dall’alto della croce ci è stata donata come madre anche nostra – resteremo con rinnovato impegno, per imparare da lei, primo tabernacolo itinerante e prima missionaria del suo Figlio, come rinnovare le nostre parrocchie in autentiche comunità missionarie, che traggano dall’Eucaristia, soprattutto domenicale, lo slancio e l’entusiasmo per la missione.
“La missione è iscritta nel cuore dell’Eucaristia. Da qui prende forma la vita cristiana a servizio del Vangelo. Il modo con cui viene vissuto il giorno del Signore e celebrata l’Eucaristia domenicale deve far crescere nei fedeli un animo apostolico, aperto alla condivisione della fede, generoso nel servizio della carità, pronto a rendere ragione della speranza” (VM, 8).
È questo l’auspicio espresso dai Vescovi italiani nella Nota pastorale “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia” (VM). In essa sono indicati gli orizzonti del cambiamento pastorale delle parrocchie in prospettiva missionaria nel segno della speranza: saranno oggetto di riflessione, di confronto e di proposta nelle Assemblee particolari dei diversi Centri Pastorali Diocesani, che si svolgeranno nelle prossime settimane con il coinvolgimento dei rispettivi Referenti parrocchiali, e le cui relazioni saranno presentate a conclusione dell’Assemblea generale l’11 ottobre. Confido nella partecipazione di tutte le parrocchie: e questo sarà certamente un segno promettente di cambiamento pastorale. - Al rinnovamento pastorale delle parrocchie in prospettiva eucaristica e missionaria ci siamo mossi già in questi anni, sia in preparazione al Grande Giubileo sia successivamente, in sintonia con le preziose indicazioni suggerite dal Papa nella Novo millennio ineunte (=NMI) e dai Vescovi italiani in Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (CV), e da me sempre tenute presenti nelle Lettere pastorali, soprattutto in quella che ha dato inizio alla riflessione diocesana su questo argomento: “Parrocchia, prendi il largo!”. Ora s’impone la necessità che le scelte operate dalla CEI dopo oltre due anni di confronto, di riflessioni e di proposte di tutto l’Episcopato italiano, anche con il contributo dei nostri Consigli Presbiterale e Pastorale, siano contestualizzate nella situazione concreta e variegata delle nostre parrocchie. Per questo il coinvolgimento dei Consigli pastorali parrocchiali è indispensabile.
- Qui mi limito solo a evidenziare le scelte principali e le istanze fondamentali del rinnovamento auspicato.
La scelta di fondo è fare assumere a tutta la pastorale della parrocchia una connotazione missionaria per comunicare e vivere il Vangelo tra la gente in un mondo che cambia.
Come non mi stanco di ripetere da oltre otto anni, “una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede non basta più. È necessaria una pastorale missionaria, che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione, vada incontri agli uomini e alle donne del nostro tempo testimoniando che anche oggi è possibile, bello, buono e giusto vivere l’esistenza umana conformemente al Vangelo e, nel nome del Vangelo, contribuire a rendere nuova l’intera società” (VM, n.1).
Fu questa la convinzione e l’azione di P. Puglisi.
La prospettiva in cui deve porsi questo cammino di rinnovamento, come condizione insostituibile della sua efficacia, resta sempre quella della santità, così come il punto di partenza è sempre “Cristo da conoscere, amare e imitare, per vivere in lui la vita trinitaria e trasformare con lui la storia” (NMI, 29). - Una istanza fondamentale è “prendere coscienza dei cambiamenti in atto, per non rischiare di subirli passivamente” (ib,1): e questo è anche l’intento della nostra Assemblea.
Dobbiamo prendere coscienza soprattutto della variegata complessità del mondo della fede. Anche da noi vi sono:
– persone non battezzate che domandano di diventare cristiane;
– battezzati il cui battesimo è rimasto senza risposta e vivono di fatto lontani dalla Chiesa;
– battezzati la cui fede è rimasta allo stadio della prima formazione cristiana: una fede mai rinnegata ma in qualche modo sospesa.
E anche da noi si manifestano i grandi cambiamenti culturali legati alla visione antropologica sempre più secolarizzata. Occorre per questo “dar corpo al discernimento comunitario” (ib, 2), con una lettura non semplicemente sociologica, ma evangelica ed ecclesiale. - “La missione e l’evangelizzazione riguardano indubbiamente anzitutto la Chiesa particolare nella sua globalità” (ib, 8). Ma questa esprime la propria dimensione locale attraverso la parrocchia, che è la sua “cellula” vitale e “la forma storica privilegiata della sua localizzazione”, per cui il suo rinnovamento esige di “valorizzare i legami che esprimono il riferimento al Vescovo e l’appartenenza alla Diocesi” (ib.).
Ribadita la validità della parrocchia per il futuro della Chiesa in Italia, i Vescovi affermano che, per essere missionaria, essa “deve evitare le due possibili derive che la minacciano”: la prima, considerarsi “comunità auto-referenziale”, chiusa in se stessa, non aperta alle altre parrocchie; la seconda, percepirsi come “centro di servizi” per l’amministrazione dei sacramenti, che dà per scontata la fede in quanti li richiedono (cf ib., 4).
Ma vi sono anche alcuni “snodi essenziali” legati alle varie figure della parrocchia, come Chiesa di popolo, radicata in un luogo, vicina alla vita della gente, semplice e umile porta di accesso al Vangelo per tutti (cf ib.). Sono snodi che esigono risposte concrete, da ricercare insieme nei diversi organismi collegiali.
Sono molte le possibili risposte, ma tutte devono partire da un’unica prospettiva: restituire alla parrocchia quella “figura di Chiesa eucaristica”, che ne svela la natura di mistero di comunione e di missione. - In questa ottica eucaristica di comunione e di missione sarà più agevole “valutare, valorizzare e sviluppare le potenzialità missionarie già presenti anche se spesso in forma latente nella pastorale ordinaria”, “con il coraggio della novità” (ib.). Penso in particolare alla Missione ’99, la missione di casa in casa, iniziata nel ’99 per non chiudersi più, proprio perché siamo ormai terra di missione. Dove è stata realizzata e portata avanti con perseveranza ha dato e sta dando i suoi frutti. Auspico pertanto che si riprenda in tutte le parrocchie, superando resistenze e difficoltà, con il prezioso e generoso contributo di tutti gli operatori pastorali, dei catechisti, dei lettori, degli insegnanti di religione, di quanti hanno frequentato e frequentano la nostra Facoltà Teologica e la Scuola Teologica di base, memori che il cristiano è veramente maturo e adulto nella fede solo quando diventa missionario: la fede si rafforza donandola.
- Il coraggio della novità esige che si prendano sul serio e si mettano in atto, con fiducia, con costanza, con lungimiranza, “gli orizzonti” di cambiamento pastorale.
C’è bisogno anzitutto di un rinnovato “primo annuncio della fede”, che deve innervare tutte le azioni pastorali: l’analfabetismo religioso è enorme!
È necessario incrementare “la dimensione dell’accoglienza”, calda, aperta, cordiale e gratuita, a tutti i parrocchiani senza esclusioni, in modo che ognuno si senta a casa sua.
Occorrono “iniziative organiche di proposta del messaggio cristiano” attraverso il dialogo tra fede e cultura nel contesto del pluralismo culturale e religioso e con generosa e convinta apertura alla evangelizzazione dei popoli. A tal riguardo viene spontaneo il riferimento alla nostra parrocchia adottiva di Nyololo in Tanzania, che ha bisogno non solo di mezzi materiali ma soprattutto di presenze missionarie. - Fulcro del rinnovamento della parrocchia, come comunità eucaristica e missionaria, è l’Iniziazione Cristiana, con la quale “la Chiesa madre genera i suoi figli e rigenera se stessa”. È nell’iniziazione che la parrocchia “esprime il suo volto missionario verso chi chiede la fede e verso le nuove generazioni” (ib. 7).
Non possiamo, infatti, ignorare che anche nelle nostre parrocchie, come ho potuto rilevare nella Visita pastorale in corso, vi sono:
– famiglie (forse non molte), che non chiedono più il battesimo per i propri figli;
– ragazzi battezzati, che non accedono più agli altri sacramenti della iniziazione cristiana, soprattutto alla Cresima; e in realtà sono moltissimi i ragazzi, i giovani e gli adulti non cresimati;
– sono tanti i ragazzi che dopo aver ricevuto la prima Comunione disertano la Messa domenicale, come fa anche la maggior parte degli adulti e soprattutto dei giovani;
– e sono troppi quelli che, ricevuto il Sacramento della Confermazione, scompaiono dalla vita ecclesiale.
Occorre, pertanto, che in ogni parrocchia non solo si rilevi la situazione individuandone le cause, ma si trovino anche le risposte adeguate, a partire dalla conoscenza e dalla messa in atto, con convinzione e con fiducia, senza cedere al lassismo e al rigorismo, delle tre Note pastorali sulla iniziazione cristiana pubblicate dalla CEI, coinvolgendo la responsabilità originaria delle famiglie, offrendo itinerari catecumenali differenziati per ragazzi, giovani e soprattutto per adulti, e cercando di risvegliare la domanda religiosa. Questo è l’impegno più urgente del nuovo anno pastorale e lo affido con fiducia alla responsabile iniziativa dei carissimi parroci e di tutti i catechisti. - Sorgente, centro e vertice della vita della parrocchia, come comunità eucaristica e missionaria, è la Domenica, giorno del Signore, della Chiesa e dell’uomo. Di essa è necessario riscoprire e difendere il significato non solo religioso, ma anche quello antropologico, culturale e sociale. E poiché l’Eucaristia è il cuore della Domenica, è necessario migliorare la qualità delle celebrazioni eucaristiche soprattutto domenicali e festive, perché siano davvero “veicolo del mistero” e scuola permanente di formazione cristiana.
Ciò esige il rispetto:
– dell’equilibrio tra Parola e Sacramento, con particolare attenzione all’omelia;
– del rito, che non tollera variazioni e intromissioni indebite;
– del ritmo, che non consente né fretta né lungaggini, ma chiede equilibrio tra parola, canto e silenzio;
– delle diverse ministerialità, che debbono essere perciò adeguatamente preparate. Non è più sostenibile che si celebrino Messe domenicali senza alcuna presenza ministeriale.
E molto rispetto merita il luogo della celebrazione, che deve essere accogliente e dignitoso, capace di favorire la percezione del mistero, e perciò meritevole di “venerazione” da parte dei fedeli, sia nel comportamento sia nell’abbigliamento, che diventa purtroppo sempre più irriguardoso.
Per migliorare la qualità delle celebrazioni è necessario:
– valutarne il numero, eccessivo soprattutto al centro storico e a volte con pochissime presenze,
– coordinarne gli orari, molte volte addirittura paralleli nell’ambito della stessa zona pastorale e non sempre rispondenti alle effettive esigenze dei fedeli,
– e garantirne una equilibrata distribuzione nel territorio.
Dall’Eucaristia, soprattutto domenicale, la parrocchia trae la luce e la forza necessarie per la sua apertura missionaria verso tutti gli ambiti dell’azione pastorale e verso tutti gli ambienti della vita sociale, a cominciare dalla famiglia, cellula fondamentale della Chiesa e della società, oggi attraversata da una crisi di identità, di soggettività e di responsabilità educativa, sempre più grave. - Per svolgere la sua complessa azione missionaria, la parrocchia non può operare da sola. È finito il tempo della parrocchia autosufficiente. La parrocchia che si chiude in se stessa, staccata dal centro della Diocesi e dalle altre parrocchie, perde il suo volto di Chiesa, diventa ghetto e inaridisce.
È necessario, pertanto, vivere e operare insieme, anzitutto a livello di zona pastorale, nella logica non semplicemente “aggregativa” ma “integrativa”. Per questo oggi si parla di “pastorale integrata” (ib. 11), fondata sulla sacramentalità della comunione e sull’unità della missione.
Il cammino in questa direzione purtroppo non è facile. Ma l’Eucaristia, che fa di noi un corpo solo e un’anima sola, ci sospinge ad ogni sforzo convinto e sincero, dettato dalla coerenza con ciò che celebriamo, a cominciare dall’interno di ogni parrocchia nella complementarità delle sue componenti. La sacramentalità della comunione e l’unità della missione esigono, infatti, la condivisione dei carismi e il rispetto dei diversi ministeri, da quello del parroco, al quale è affidata la parrocchia come a pastore proprio, ministro della comunione e garante dell’unità, a quelli del vicario parrocchiale, dei presbiteri e dei diaconi, alle nuove figure ministeriali laicali, alle varie forme di vita consacrata e alle diverse presenze pastorali e associative della parrocchia. Questo esige la formazione permanente per tutti. - Sorelle e fratelli carissimi.
Il Signore ha parlato attraverso il Papa e i Vescovi italiani. In questi giorni parlerà anche attraverso ciascuno di noi. Ascoltiamo quanto il suo Spirito dirà alla nostra Chiesa.
L’auspicio, che si fa preghiera e impegno di tutti, è che dall’Eucaristia parta il rinnovamento delle nostre parrocchie, dal volto e dallo stile autenticamente missionari, capaci cioè di annunziare con più forte vigore, celebrare con più vivo fervore e testimoniare con maggiore coerenza l’unico Salvatore e Signore, Cristo Gesù, presente continuamente in mezzo a noi soprattutto attraverso il Mistero eucaristico, sorgente perenne di santificazione, forma plasmatrice della comunione e forza propulsiva della missione.
+ Card. Salvatore De Giorgi
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